Didattica e pedagogia Speciale Porf. Spezzi
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Título del Test:![]() Didattica e pedagogia Speciale Porf. Spezzi Descripción: Domande dalla 25 alla fine (47) |




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NO HAY REGISTROS |
I lobi occipitali. Presiedono ai processi sensoriali e all’attenzione. Presiedono alla percezione acustica. Presiedono alla visione. Controllano il comportamento. I lobi temporali. Controllano il comportamento. Presiedono alla visione. Presiedono alla percezione acustica. Presiedono ai processi sensoriali, all’attenzione e al linguaggio. Le cellule della Glia. Non generano potenziali d’azione. Non proteggono il cervello dalle malattie. Non esercitano il controllo dell’attività elettrica. Non svolgono attività di difesa immunitaria. Il cervelletto. È regolatore della successione nel tempo. Non controlla il movimento. È attivo nel linguaggio, ma non nella sua visualizzazione. Non è connesso con le aree motorie. I lobi frontali. Presiedono ai processi sensoriali. Controllano il comportamento. Presiedono alla percezione acustica. Presiedono alla visione. I lobi parietali. Presiedono ai processi sensoriali, all’attenzione e al linguaggio. Presiedono alla visione. Presiedono alla percezione acustica. Controllano il comportamento. L’organizzazione neurologica segue un filone scientifico aperto da. C. H. Delacato. S. Freud. A. Bandura. C. Rogers. Il Telencefalo. È formato da talamo, ipotalamo e ghiandola pineale. È costituito dagli emisferi cerebrali. Non contiene i gangli della base. Svolge le stesse funzioni del romboencefalo. Si definisce sinapsi “inibitrice”. Un aumento della frequenza di scarica, da parte del neurone ricevente. Un blocco automatico dell’attività neuronale. Una riduzione della scarica, da parte del neurone ricevente. Il potenziale d’azione del neurone ricevente. L’organizzazione neurologica. Non perfeziona la compensazione funzionale. Favorisce l’esecutività del linguaggio. Consente il trasferimento dei soli messaggi sensoriali visivi. Non migliora i fattori psicomotori. Nelle disfunzioni dei circuiti cerebrali, a livello motorio si rileva. Un disordinato controllo della respirazione. Tendenza all’improvvisazione del ragionamento. Difficoltà percettive. Disprassia. Secondo il concetto di “organizzazione neurologica”, gli automatismi. Regolano il comportamento umano. Non consentono l’organizzazione spazio – temporale delle azioni. Riguardano solo gli schemi motori. Sono definiti “processi di ordine superiore”. Il concetto di “organizzazione neurologica” sottolinea. L’efficacia delle pratiche comportamentiste di stimolo – risposta. L’importanza dei circuiti neuronali. La funzione equilibratrice del comportamento ad opera dell’inconscio. Il ruolo dell’intelligenza nel funzionamento umano. Le funzioni esecutive sono definite. Processi cognitivi consci di ordine superiore. Atti esclusivamente sequenziali. Schemi motori. Atti semplici segmentali. La disprassia è. Un deficit motorio. Un deficit intellettivo. Un disordine riferibile alla funzioni esecutive. Un disturbo specifico di apprendimento. La disprassia ideativa. È un disordine posturale. È un disordine nella produzione dei concetti. È un disordine che provoca difficoltà nella sintassi del linguaggio. È un disordine nella messa in atto delle azioni. Nelle abilità sociali, il disprassico. È rapido nel recepire messaggi verbali prolungati. È lento nel prendere la parola, durante le conversazioni di gruppo. Assume con facilità il ruolo di leader. Manifesta sempre sicurezza comportamentale. I soggetti disprassici presentano sempre. Rapidità nell’incipit. Disabilità motoria. Disabilità intellettiva. Disordini spazio – temporali. Sintomo precoce di disprassia visibile a cinque anni. Lentezza motoria. Mutismo selettivo. Rapidità esecutiva. Deficit intellettivo. Le sindromi quantitative hanno come indicatore. La qualità esecutiva. Il disordine. Il disturbo. Il deficit. Le sindromi qualitative hanno come indicatore. La durata dell’azione di adattamento. Il livello di interessamento del disturbo di personalità. La diversità funzionale. Il deficit. Quale elemento non rientra nella “strutturazione dell’intelligenza” secondo Piaget?. La seriazione. La numerazione. La classificazione. La risposta al rinforzo. Quale capacità non rientra fra quelle che caratterizzano un disturbo qualitativo?. La velocità esecutiva. L’organizzazione spaziale. L’organizzazione temporale. L’intelligenza. Nel disturbo d’ansia generalizzato. L’ansia è percepita come “disastro inevitabile”. L’ansia provoca l’incapacità a fronteggiare gli eventi futuri. L’ansia provoca una paura patologica. L’ansia investe la totalità delle esperienze quotidiane. La Disabilità Intellettiva è un concetto introdotto. Dall’ICD – 10. Dal DSM IV. Dal DSM 5. Dall’ICF. Il soggetto con Disabilità Intellettiva manifesta. Tendenza all’eccessiva valorizzazione personale. Buona capacità di giudizio, ma in presenza di lentezza esecutiva. Indipendente dagli altri, nei contesti di vita. Un comportamento rigido. Convenzionalmente, si parla di Disabilità Intellettiva quando il valore dei Q.I. è inferiore a. 89. 96. 100. 70. Nella Disabilità Intellettiva Moderata si rileva. Sufficiente tenuta sintattica della verbalizzazione. Inadeguate abilità comunicative. Un danno organico al Sistema Nervoso Centrale. Presenza di deficit motori. Secondo E. Morin. Per lo sviluppo dell’intelligenza, è fondamentale sollecitare la riflessione. È necessario sviluppare l’interesse e non la consapevolezza del proprio operato. Il momento crociale, nello sviluppo dell’intelligenza, si realizza con la conquista della “permanenza dell’oggetto”. La metacognizione non rappresenta un guadagno formativo. Secondo H. Gardner, in presenza di Disabilità Intellettiva, risultano inficiate. L’intelligenza intrapersonale e cinestesica. La sola intelligenza logico – matematica. L’intelligenza linguistica e logico – matematica. L’intelligenza interpersonale e spaziale. La Sindrome da x Fragile appartiene all’area. Delle sindromi causate dall’epigenetica. Dei disturbi del neurosviluppo. Dei disturbi di personalità. Delle sindromi qualitative. Nella Sindrome da X Fragile, sul piano della comunicazione, si rileva. Adeguata coordinazione della respirazione durante la produzione del linguaggio verbale. Normale capacità articolatoria delle parole. Ritardo del linguaggio. Regolare intonazione. Nella Sindrome da X Fragile, sul piano delle relazioni sociali si rileva. Assenza di ansia. Adeguato controllo emozionale. Una competenza maggiore delle competenze spaziali, rispetto a quelle verbali. Una forma di linguaggio “tangenziale”. Nell’X Fragile un tratto tipico sul piano somatico è rappresentato da. Orecchie corte. Viso allungato. Fronte bassa. Viso allargato. Nella Sindrome da X Fragile è possibile notare con una certa frequenza. Sufficiente organizzazione della dominanza emisferica. Instabilità nel movimento. Adeguata sensibilità uditiva. Equilibrio tattile. Nell’X Fragile è possibile rilevare una comorbidità con. Disturbo bipolare. Schizofrenia. Psicosi. L’epilessia. A livello eziologico, nella Sindrome da X Fragile si rileva. La presenza di un terzo cromosoma 21. Una riduzione progressiva di un tratto del DNA. Una rottura del braccio corto del cromosoma X. L’assenza della proteina FMRP. A livello epidemiologico, la Sindrome da X Fragile. Interessa in percentuale maggiore le femmine. Si presenta con lo stesso rapporto di percentuale in entrambi i sessi. Interessa in percentuale maggiore i maschi. Interessa maggiormente il sesso maschile, senza la ripetitività familiare. Il termine “X Fragile” deriva dalla osservazioni di. Leo Kanner. Herbert Lubs. John Langdon Down. Martin – Bell. La comunicazione con il sordo richiede. Di muovere la testa, durante l’interazione. Di non posizionarsi, durante il dialogo, con gli occhi all’altezza del suo viso. Di parlare al soggetto, senza avere il proprio viso illuminato dalla luce. Una distanza ottimale durante la conversazione. Per far acquisire abilità ai soggetti con disabilità sensoriale. È necessario abbandonare la sollecitazione funzionale e ricorrere agli strumenti compensativi. Deve essere avviato un progetto che intervenga sulla condizione attuale e non sui margini di miglioramento. È utile fare riferimento alla zona di sviluppo prossimale di Vygotskij. È sufficiente applicare procedure di stimolo – risposta. Le distrofie muscolari. Possono condurre il soggetto alla paralisi. Non provocano atrofie. Non sono ad andamento cronico. Hanno sempre un decorso benigno. La distrofia di Becker (DMB). Provoca debolezza muscolare, ma non atrofia. Colpisce prevalentemente il sesso femminile. È una forma più invalidante, rispetto al disturbo muscolare di Duchenne. È secondaria alla degenerazione dei muscoli scheletrici. Le patologie motorie più frequenti dell’età evolutiva sono. Le lesioni cerebellari. Le dislalie. Le disartrie. Le distrofie. I disturbi della funzione motoria possono essere divisi in. Patologie all’apparato periferico e al sistema nervoso centrale. Lesioni alle aree motorie e alle aree cerebrali deputate alla motricità. Disfunzioni dei gangli della base e dell’ippocampo. Disfunzioni della corteccia e del cervelletto. Le disartrie. Fanno riferimento ai disordini del linguaggio non verbale. Rallentano l’eloquio. Non limitano la fonazione. Sono provocate dalla sola condizione spastica. Il disturbo muscolare di Duchenne. Crea invalidità solo sul piano osseo. È una patologia muscolare, quasi esclusivamente maschile. Non compromette la tenuta posturale. È una patologia muscolare che colpisce prevalentemente il sesso femminile. Secondo l’approccio pedagogico. Deve essere escluso, dal progetto educativo, il potenziamento dell’organizzazione delle prassie. L’intervento non deve essere rivolto alla sollecitazione psicomotoria. L’intervento deve essere rivolto esclusivamente alle componenti cognitive. Ogni azione motoria deve essere sollecitata, affinché generi adattamento. Attenzioni educative finalizzate all'adattamento scolastico. Prestazione cognitiva, comunicazione e ambiente di apprendimento. Linguaggio, ambiente di apprendimento, memoria di sequenza. Intelligenza, sensorialità, ambiente di apprendimento. Percezione visiva, intelligenza, linguaggio. Per Doppia Diplopia si intende. Un disturbo del controllo motorio a livello dei quattro arti, con un emilato più colpito. Disturbo del controllo motorio a livello dei quattro arti, ma prevalentemente agli arti inferiori. Disturbo del controllo motorio a livello del tronco e dei quattro arti. Disturbo del controllo motorio a livello di un emilato corporeo. Il trattamento educativo delle PCI, è necessario focalizzare l’intervento. Sulla normalizzazione della motricità. Sul potenziamento dell’intelligenza. Sull’espressione individuale del movimento. Sulla fisioterapia passiva. La PCI Atetosica è causata. Da un disturbo ai lobi frontali. Da un trauma cerebellare. Da un danno ai Gangli della Base. Da una lesione alla corteccia motoria. . Le PCI possono essere classificate in base. Ai disturbi del tono muscolare. All’età in cui si manifesta la disabilità. Al danno genetico. Al livello di disabilità intellettiva. Costituisce una disfunzione extrapiramidale della PCI. La produzione frammentata del linguaggio verbale. La difficoltà di memorizzazione. La perdita dei movimenti automatici. Il rallentamento del ragionamento. Gli allievi a obiettivi differenziati. Vengono valutativi solo in base a quanto progettato nel Piano Educativo Individualizzato (PEI). Non sono ammessi agli esami di stato. Hanno la possibilità di conseguire il diploma. Non sono ammessi agli esami conclusivi della scuola secondaria di primo grado. Il neuroscienziato A. Galaburda ha individuato nei DSA. Anomalie nel flusso elettrico cerebrale. Difficoltà nel processamento cognitivo. L’interessamento dell’area di Broca. Un disturbo fonologico. Autore della Teoria magnocellulare. J. Stein. A. Fawcett. F. Ramus. G. Stella. La Teoria del Disturbo fonologico. Fa riferimento ai disordini del cervelletto. Ritiene responsabile dei DSA la difficoltà nella conversione grafema – fonema. Invita ad analizzare nei soggetti con DSA i disordini della dominanza laterale. Considera i DSA un problema prevalentemente motorio. Attualmente, nello studio delle cause epigenetiche dei DSA. Vengono indagate le procedure didattiche. Prevale l’indagine sul microbiota. Si fa riferimento ai problemi di socializzazione. Si analizzano gli ambienti culturali di appartenenza. La Classificazione ICF descrive i DSA. Con una focalizzazione esclusivamente sull’apprendimento delle abilità scolastiche. In base al funzionamento generale del soggetto. Attraverso una separazione fra l’apprendimento e l’esercizio delle abilità scolastiche. Con una focalizzazione esclusivamente sull’esercizio delle abilità scolastiche. Nei DSA le eccellenze prestazionali rientrano in tre aree. Intuizione, memorie procedurali, creatività. Immaginazione, pianificazione, intuizione. Creatività, immaginazione, intuizione. Creatività, intuizione, pianificazione. Nei DSA le difficoltà rientrano in tre aree. Disturbi intellettivi, sociali e motivazionali. Disturbi motori, psicologici e di personalità. Disordini esecutivi procedurali, di pianificazione e relazionali. Disturbi fonologici, motori e sociali. Autori della Teoria del Deficit Cerebellare. Geschwind, Sartori. Tallal, Hynd. Nicolson, Fawcett. Hangman, Galaburda. I DSA. Influiscono sulla capacità di apprendimento, in assenza di patologie neurologiche. Si generano a causa di un danno sensoriale. Sono causati dalla disabilità intellettiva. Scaturiscono da un deficit di memoria. La mente dislessica. Può essere considerata un disturbo delle prassie. Presenta disabilità intellettiva. Non è caratterizzata da un disordine pervasivo, ma solo settoriale. Ha una spiccata capacità organizzativa. Il disturbato lavoro delle funzioni esecutive. Blocca l’intelligenza. Non intacca la capacità di pianificazione delle azioni. Limita prevalentemente l’esecuzione motoria. Limita la cognitività. Le funzioni esecutive. Svolgono compiti intellettivi. Durante il corso della vita, non sono soggette a rimodulazione. Si sviluppano dal 120° mese. Emergono nell’età della maturità. Nell’osservazione dei possibili segnali DSA, nel 1974 Mucchielli e Burcier invitavano all’analisi. Del grado culturale del soggetto. Dell’intelligenza. Dello schema corporeo. Del linguaggio. La disattenzione e l’iperattività possono manifestarsi come. Minorità. Diversità funzionale. Deficit. Malattia mentale. La categoria dello Spettro Autistico si afferma nel. DSM IV. DSM 5. ICD 9. ICF. Secondo la Teoria Prassico – Motoria le difficoltà nella comprensione del testo. Sono riferibili a deficit intellettivi. Interessano esclusivamente la memoria di lavoro. Rendono incerta l’attivazione dell’attenzione. Sono legate alle carenze culturali. L’acronico D.D.D.D. indica la relazione fra. Disturbo, Disfluenza, Dislateralità, Disprassia. Disprassia, Dislessia, Dislateralità, Disordine. Deficit, Disprassia, Dislessia, DIslateralità. Disprassia, Disfluenza, Dislateralità, Disordine. Secondo la Teoria Prassico – Motoria le difficoltà nell’area numerica. Rallentano la messa a disposizione degli automatismi. Coinvolgono esclusivamente la capacità strategica di risoluzione del problema. Possono essere riferite a una limitata capacità intellettiv. Non coinvolgono il richiamo delle regole. Le strategie di potenziamento linguistico. Hanno carattere motivazione. Sono rivolte all’attivazione del pensiero verbale. Hanno una funzione di stabilizzazione della lateralità. Favoriscono le relazioni sociali. La Teoria Cognitivo – Motoria si orienta. Sulle alterazioni cerebrali. Sull’organizzazione delle funzioni esecutive. Sulle disfunzioni causate dai mediatori chimici. Sulle disfunzioni metaboliche. La Teoria Cognitivo – Motoria riconosce nello Spettro Autistico. Un deficit nelle abilità motorie. Un disordine nelle funzioni esecutive. Un disturbo esclusivamente percettivo. Una disabilità intellettiva. Secondo la Teoria Prassico – Motoria le difficoltà nella scrittura. Non coinvolgono le coordinazioni grafo - motorie. Si manifestano durante l’utilizzo del carattere corsivo. Coinvolgono esclusivamente la motricità fine. Impediscono di mantenere il ritmo del dettato. Secondo la Teoria Prassico – Motoria le difficoltà nella lettura. Non coinvolgono il processo di scorrimento verso destra. Sono riferibili al possesso di un’intelligenza non adeguata all’età. Consentono di mantenere la rapidità nel cambio di riga (andare a capo). Riducono la capacità di previsione del testo. Il percorso prassico adattivo sequenziale fa riferimento. Alla logopedia. All’Unità Bio – Psico – Operante. Alla psicologia della forma. Alle pratiche psicoterapiche. Un allievo gifted. è portatore di disabilità. Ha particolari abilità sociali. rientra nei soggetti con bisogni educativi complessi. è plusdotato. Acronimo che rappresenta le difficoltà comunicative. DL. NAS. BSC. BCC. |