Lingua e letteratura latina
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Título del Test:
![]() Lingua e letteratura latina Descripción: Test 4 Pegaso |



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Stando a Serv ad Vergilii Aeneidem 1,177-178('FESSI RERVM hoc est penuria fatigati, id est esurientes, quod fere laborem fames subsequitur. et fessus generale est; dicimus enim fessus animo, id est incertus consilii, ut ter fessus valle resedit (Aen. 8,232), et fessus corpore, quod magis est proprium, et fessus rerum a fortuna venientium, ut hoc loco'), non è vero che 'fessus' indica: uno che è stanco fisicamente. uno che è stato psichicamente. uno che è stremato per le cose che capitano. uno che è assonnato. Il sostantivo 'fatis' ha il significato di: fessura. stanchezza. destino. fame. Non deriva dal sostantivo 'fatis': fatiscor. fessus. fatigo. fatidicus. Le 'Origines' o 'Etymologiae' sono opera di: Mauro Servio Onorato. Isidoro di Siviglia. Festo. Paolo Diacono. Stando a Serv. ad Vergilii Aeneidem 3,366 ('PRODIGIVM CANIT prodigium, portentum et monstrum modico fine discernuntur, sed confuse pro se plerumque ponuntur. Varro sane haec ita definit: 'ostentum, quod aliquid hominibus ostendit; portentum, quod aliquid futurum portendit; prodigium, quod porro dirigit; miraculum, quod mirum est; monstrum, quod monet''), è vero che: 'portentum' equivale a dire che [l'evento] mostra qualcosa agli uomini;. 'ostentum' equivale a dire a che [l'evento] mostra a indicare che nel tempo avverrà qualcosa. 'prodigium' equivale a dire che [l'evento] spinge a immaginare qualcosa che in seguito si verificherà. 'monstrum' equivale a dire che [l'evento] si rivelerà come capace di meravigliare. La corretta scansione metrica di Verg. Aen. 3,356, 'Iamque dies alterque dies processit et aurae' è: Iāmquĕ diēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē. Iāmquē dĭēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē. Iāmquĕ dĭēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē. Iāmquē diēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē. Stando a Serv. ad Vergilii Aeneidem 2,681 ('MIRABILE MONSTRVM τῶν μέσων est: dictum a monstrando, id est monendo. et refertur ad praesens eius significatio. 'prodigium' autem est quod in longum tempus dirigit significationem'), non è vero che: 'monstrum' è una 'vox media'. 'monstrum' è una cosa il cui senso è proiettato verso una più lunga durata. 'monstrum' deriva da 'monstrare'. 'monstrum' si riferisce a una situazione del momento. Secondo Flavio Sosipatro Carisio ('prodigium quod mores faciunt, per quod detrimentum exspectatur. itaque qui prodigia faciunt prodigi vocantur, in ostento raritas admirationem facit, in monstro rectus ordo naturae vincitur, in portento differtur eventus, in prodigio detrimenta significantur'), ad andare di pari passo con le abitudini è: il 'prodigium'. il 'monstrum'. il 'portentum'. l''ostentum'. Tra i seguenti, non è un sinonimo degli altri tre: 'portentum'. 'monstrum'. 'prodigium'. 'deforme'. Secondo Paolo Festo (PAUL. Fest., de verborum significatu, pag. 125 Morel'Monstrum dictum velut monestrum, quod moneat aliquid futurum; prodigium velut praedicium, quod praedicat; portentum quod portendat; ostentum quod ostendat'), sta a significare che nel tempo avverrà una cosa: il 'prodigium'. il 'portentum'. l''ostentum'. il 'praedicium'. In Verg. Aen. 2,171, "nec dubiis ea signa dedit Tritonia monstris" si può tradurre: né con i dubbi Pallade diede segni mostruosi. e con manifesti prodigi ce ne avvertì Pallade. e con manifesti prodigi ci avverte Pallade. e con dubbi Pallade dà segni mostruosi. In relazione al Thesaurus linguae Latinae, alla voce 'mostrum', non è vero che: 'monstrum' deriva da 'monere'. il sostantivo 'mostrum' non è attestato prima del I sec. d.C. ci sono loci tratti dal commento di Servio ad Verg. Aen. per Paolo Festo, 'mostrum' potrebbe derivare da 'moneo' o da 'monstro'. Stando alla voce 'monstrum' nel "Dictionnaire étymologique de la langue Latine", è vero che: il 'mostrum' non è di carattere soprannaturale. a 'monstrum' si collega 'mostellaria'. 'monstrum' non è un termine del vocabolario religioso. 'monstrare' ha conservato il valore religioso. Nel Thesaurus linguae Latinae si trovano tutte le occorrenze di un determinato termine: dal IV sec. a.C. al III ec. d.C. dal III sec. a.C. al I sec. d.C. dal III sec. a.C. al III sec. d.C. dal III sec. a.C. al VI sec. d.C. 'Ostentum' non può avere il significato di: spettacolo. meraviglia. miracolo. prodigio. 'Ostentum' deriva dal verbo: ostento, is, …, ĕre. ostendo,is,…, ĕre. ostendo, as. ostendo, is, …, ēre. Non è un derivato di 'ostentarius' significa: che rivela il miracolo. che mostra il dio. relativo ai presagi. che ostenta. 'Portentum' è legato al verbo: porto. portendo. portento. potio. Appartiene alla stesa famiglia di 'portentum'. porticus. portentifericus. portificus. portentificus. È vero che: 'portentum' ha conservato il suffisso del presente del verbo da cui deriva. il 'portentum' è rivelato da qualche fenomeno giustificabile sulla base delle leggi di natura. 'portentum' è un termine della lingua augurale. 'portentum' deriva da un verbo composto da portus+tendo. A proposito dell'"Istitutio oratoria" di Quintiliano non è vero che: è volto a spiegare come deve essere allenato e preparato chi intende svolgere il ruolo di oratore. risale al I sec. d.C. non c'è spazio per la trattazione della sinonimia. insegna che le parole devono essere abbinate ad un registro. In Quint. Inst. 10,1 ("instruamus qua in oratione quod didicerit facere quam optime quam facillime possit"), 'instruamus' è: congiuntivo presente attivo I persona plurale del verbo 'instruēre'. congiuntivo presente attivo I persona plurale del verbo 'instruĕre'. congiuntivo presente attivo I persona plurale del verbo 'instruire'. indicativo futuro attivo I persona plurale del verbo 'instruĕre'. Stando a Quin. Institutio oratoria 10,1,7 "Et quae idem significarent scio solitos ediscere, quo facilius et occurreret unum ex pluribus, et, cum essent usi aliquo, si breue intra spatium rursus desideraretur, effugiendae repetitionis gratia sumerent aliud quo idem intellegi posset. Quod cum est puerile et cuiusdam infelicis operae, tum etiam utile parum: turbam enim tantum modo congregat, ex qua sine discrimine occupet proximum quodque", è inutile: ricorrere ai sinonimi. evitare le ripetizioni. leggere opere 'infelici'. imparare a memoria i sinonimi. Le espressioni 'non ignoro', 'non me praeterit', 'quis nescit?', 'nemini dubium est' sono accomunate da: sinonimia. ipallage. omoteleuto. allitterazione. Tra le seguenti opzioni, in cui è proposto il testo latino e la relativa traduzione non è corretta: "Non semper enim haec inter se idem faciunt", "Infatti non sempre essi producono il medesimo effetto". "Alia circumitu verborum plurium ostendimus, quale est 'et pressi copia lactis'. Plurima vero mutatione figurarum", "Altre cose esponiamo con perifrasi, come in et pressi copia lactis, e moltissime con l'ipallage". "Sed ut copia verborum sic paratur, ita non verborum tantum gratia legendum vel audiendum est", ""Ma, come in questo modo ci si procura abbondanza di termini, così la lettura e l'ascolto sono necessari non esclusivamente per amore delle parole". "Quorum nobis ubertatem ac divitias dabit lectio, ut non solum quo modo occurrent sed etiam quo modo oportet utamur", "Questi difetti lessicali emergeranno dalla lettura, col risultato che sapremo usare i termini non solo come ci si offriranno, ma anche come si conviene". Non è un sinonimo degli altri sostantivi proposti: 'gladius'. 'ensis'. 'clipeus'. 'mucro'. Tra le seguenti opzioni, in cui è proposto il testo latino e (tratto da Lucano, Bellum Civile") e la relativa traduzione non è corretta: "Iam pectora non tegit armis / ac veritus credi clipeo laevaque vacasse / aut culpa vixisse sua tot volnera belli / solus obit densamque ferens in pectore silvam / iam gradibus fessis, in quem cadat, eligit hostem", "Ormai non ripara più il petto con le armi e si vergogna di proteggersi con lo scudo e di non aver utilizzato la mano sinistra o di essere sopravvissuto per propria colpa". "«Parcite,» ait «cives, procul hinc avertite ferrum; / coniatura meae nil sunt iam volnera morti: / non eget ingestis, sed volsis pectore telis", "«Risparmiate i cittadini,» disse «girate il ferro; altre ferite concorreranno alla mia morte: non c'è più bisogno di scagliare dardi, ma anzi di toglierli dal mio petto. "Pompei vobis minor est causaeque senatusquam mihi mortis amor»", "L'amore che voi provate per Pompeo e per la causa del Senato è inferiore a quello che io provo per la morte»". "felix hoc nomine famae, /si tibi durus Hiber aut si tibi terga dedisset / Cantaber exiguis aut longis Teutonus armis", "il tuo nome sarebbe stato fortunato per la gloria conseguita, se avessi messo in fuga i crudeli Iberi o i Cantabri dalle corte lance o i Teutoni dalle lunghe aste". Lucano racconta la guerra civile tra Cesare e Pompeo, già raccontata da: Catone l'Uticense. Cicerone. Cesare. Pompeo. Relativamente a Lucano, "bellum civile" 7,558-561 ("inspicit et gladios, qui toti sanguine manent, / qui niteant primo tantum mucrone cruenti, / quae presso tremat ense manus, quis languida tela, / quis contenta ferat, quis praestet bella iubenti") è vero che: 'inspicit' è un presente indicativo attivo del verbo 'inspicēre'. 'niteat' è un congiuntivo presente attivo del verbo 'nitēre'. 'iubenti' è il genitivo singolare di un participio. 'tremat' è il presente indicativo attivo del verbo 'tremare'. Stando alla voce del "Dictionnaire étymologique de la langue Latine", non è vero che: 'ensis' è proprio del linguaggio poetico. 'gladius' dovrebbe derivare dal greco. per Quintiliano, 'ensis' ha lo stesso significato di 'gladius'. 'ensis' non è passato nelle lingue romanze. L'alfabeto latino: deriva da quello greco. deriva da quello greco delle colonie, con la mediazione etrusca. deriva da quello etrusco. dà origine a quello fenicio. La corretta scansione metrica di patria è: pa-tria. pat-ria. pa-tri-a. patri-a. Se la penultima sillaba di una parola è breve: è anche accentata. l'accento non risale oltre la terzultima. cade sull'ultima. l'accento cade sulla terzultima. Il rotacismo: non riguarda le consonanti. avviene attorno al 300 a. C. riguarda le consonanti velari. è un fenomeno vocalico. In latino: non si ha una differenza grafica tra u e v. non si ha una differenza fonetica tra u e v. l'alfabeto coincide in toto con quello italiano. si ha una differenza grafica tra maiuscole e minuscole. Rientra fra i dittonghi: ai. ao. ui. ae. Quando si ha l'incontro di due o più consonanti: la prima va unita alla vocale che precede, l'altra o le altre a quella che segue. tutte fanno sillaba con la vocale che segue. tutte fanno sillaba con la vocale che precede. si possono suddividere a piacere tra la sillaba precedente e quella seguente. La legge della baritonesi stabilisce che: l'ultima sillaba di una parola latina può portare accento. l'ultima sillaba di una parola latina porta accento se la penultima è breve. l'ultima sillaba di una parola latina non può portare accento. l'ultima sillaba di una parola latina porta accento se la penultima è lunga. Per apofonia s'intende: rafforzamento di un suono. indebolimento di un suono. indebolimento di una consonante. rafforzamento di una vocale. L'enclitica: non modifica la posizione dell'accento. porta sempre accento. modifica la posizione dell'accento soltanto se è bisillabica. attira l'accento sulla sillaba immediatamente precedente ad essa. Il significato di una parola è contenuto: nel tema. nella desinenza. nella radice. nei suffissi. La quinta declinazione: non annovera affatto il maschile. annovera neutri. ha l'ablativo uscente in -e o in -i. non ha la flessione completa per tutti i sostantivi. Le informazioni grammaticali sono contenute: nella radice. nel tema. nella desinenza. negli affissi. Un affisso posto dopo la radice prende il nome di: prefisso. suffisso. desinenza. terminazione. Il complemento di specificazione è espresso in caso: genitivo. dativo. accusativo. nominativo. I casi obliqui sono: nominativo e genitivo. dativo e accusativo. genitivo dativo e ablativo. dativo e ablativo. Il vocativo singolare in -e è presente solo: nei sostantivi neutri di seconda declinazione che al nominativo singolare escono in -us. nei sostantivi maschili di seconda declinazione che al nominativo singolare escono in -us. nei neutri di quarta che al nominativo singolare escono in -us. nei maschili di prima declinazione. L'accusativo plurale di nomen è: nomines. nominum. nominos. nomina. I neutri della quarta declinazione: hanno il plurale identico in tutti quasi i casi. hanno il genitivo plurale in -orum. hanno il singolare identico in quasi tutti i casi. si declinano esattamente come i maschili e i femminili. Genitivo singolare di dies è: dius. diei. diem. diae. |





