Metodologie della ricerca archeologica
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Título del Test:![]() Metodologie della ricerca archeologica Descripción: Test 2 Pegaso |



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Fu oggetto di riprese aeree per l'archeologia a inizio Novecento: Napoli. Porto. Agrigento. Siracusa. Le prime riprese aeree per l'archeolgia: avvengono a Ostia. utilizzano una mongolfiera. si datano al 1889. sono a opera di Giuseppe Lugli. APR: si diffondono dall'inizio degli anni Duemila. è l'acronimo di "Aerei Per acquisizioni Remote". possono essere monorotore. è sinonimo di ala fissa. L'analisi di immagini aeree: è pienamente affidabile di per se stessa. potrebbe richiedere controlli sul campo. si basa essenzialmente sul riconoscimento automatico. ichiede necessariamente una verifica sul campo. Le immagini aeree, satellitari e da drone: non servono a documentare il procedere degli scavi. non sono usate in studi di change detection. non rivelano la localizzazione di nuovi siti archeologici. non richiedono competenze specifiche. Le immagini satellitari commerciali: hanno risoluzione maggiore a quelle da drone. non possono essere oblique. non vanno integrate con quelle oblique. non sono nello spettro del visibile. I limiti della fotografia verticale: non includono distorsioni nelle misure dell'immagine. non includono la visione sinottica del contesto. non esistono perché è il metodo migliore di acquisizione dati. non includono i costi e la progettazione dei voli. Rappresentano anomalie nel rilievo: shadow marks. grass marks. crop marks. soil marks. Le tracce di sopravvivenza: sono anomalie spettrali. sono anomalie del microrilievo. includono gli anfiteatri di Venezia e Pisa. sono elementi del paesaggio moderno con legami all'antico. Gli snow marks: si riconoscono per l'effetto della "luce verde". non rappresentano anomalie micromorfologiche. richiedono una copertura nevosa uniforme. evidenziano soprattutto le tracce negative. La gamma di lunghezze d'onda della luce visibile varia da: 300 a 600 nm. 200 a 500 nm. 500 a 1000 nm. 400 a 700 nm. Quando la luce colpisce un oggetto, parte di essa viene: solo assorbita. solo riflessa. solo rifratta. assorbita e riflessa. I tre tipi di fotorecettori nella retina sono sensibili alla luce: rossa, verde, blu. rossa, verde, viola. rossa, gialla, ciano. rossa, gialla, blu. L'imaging multispettrale cattura informazioni in: diverse bande spettrali distinte. tra bande spettrali. centinaia di bande spettrali. una sola banda spettrale. L'NDVI è utilizzato per misurare: la salute del suolo. la salute della vegetazione. la quantità di pioggia. la temperatura dell'aria. Il pansharpening migliora: la riflettanza spettrale. la risoluzione spaziale. la sensibilità dei sensori. la lunghezza d'onda. L'algebra mappale consente: di creare mappe cartografiche. di calcolare il numero di bande acquistio. di elaborare dati raster. di registrare le immagini nel visibile. I satelliti multispettrali e iperspettrali come Landsat e Sentinel forniscono: solo immagini in toni di grigio. dati acquisiti solo durante la notte. una copertura limitata alle aree urbanizzate. dati acquisiti solo durante il giorno. L'imaging multispettrale da drone offre: bassa risoluzione spaziale. uno strumento versatile d'indagine. limitata flessibilità operativa. dati utilizzabili solo per l'archeologia. Una vegetazione stressata: avrà alti valori di NDVI. indica la possibile presenza di un muro sepolto. non è significativa per scopi archeologici. indica la possibile presenza di un fossato sepolto. I sensori che utilizzano l'energia naturale emessa o riflessa dalla superficie del bersaglio sono detti: sensori attivi. sensori laser. sensori termici. sensori passivi. Il Lidar a tempo di volo ricava la distanza tra il sensore e il bersaglio misurando: la rifrazione della luce sul terreno. l'intensità del laser emettitore. il tempo trascorso tra l'impulso e la sua eco retrodiffusa. l'angolo di incidenza tra l'impulso e il ricevitore. I laser scanner per applicazioni paesaggistiche sono solitamente montati su: automobili. aerei. satelliti. barche. Le ragioni dell'importanza del Lidar per l'archeologia includono la capacità di: fare ricerca da remoto in zone boschive. valutare la salute della vegetazione. calcolare l'umidità del terreno. penetrare nel sottosuolo. Il DSM registra: tutte le strutture presenti. solo il suolo nudo. solo la vegetazione. solo edifici storici. Un file ASCII risultante da una ricognizione Lidar contiene: le coordinate x, y e z. coordinate x, y, z e intensità. intensità del segnale. coordinate x, y e intensità. Durante la creazione di file raster, il valore z di una cella vuota viene assegnato per: proiezione. estrapolazione. interpolazione. media. L'analisi slope evidenzia: la profondità delle cavità. la densità della vegetazione. la riflettanza del suolo. il gradiente di pendenza. Il Local Relief Model visualizza le differenze di elevazione locale su: grande scala. scala grande, media e piccola. scala media e grande. scala piccola. Lo sky-view factor si basa sulla modellazione di: ombre artificiali. radiazione diretta. radiazione termica. illuminazione diffusa. Il concetto di sito archeologico in origine designava prevalentemente: una traccia di attività umane. un sito preistorico in grotta. resti di epoca romana. strutture di carattere monumentale. La topografia archeologica del dopoguerra ha permesso di identificare nuovi siti grazie a: scavi sistematici. presenza di tumuli. l'aiuto dei contadini. ricognizioni. Con l'archeologia processuale, i criteri per identificare la presenza/ assenza di siti si basano su: il rinvenimento di un numero soglia di materiali. il numero di tombe. la densità relativa dei materiali rinvenuti nell'area. la profondità degli strati archeologici. Uno dei problemi delle ricognizioni senza siti è: la mancanza di finanziamenti. la scarsità della documentazione. la variabilità delle condizioni ambientali come fattore di disturbo. l'assenza di materiali archeologici. I contesti archeologici chiusi sono caratterizzati da: una continua esposizione agli agenti naturali. l'isolamento dopo la deposizione. la commistione di materiali diversi. la presenza di strutture in alzato. Un esempio classico di contesto chiuso è: un villaggio medievale. un ripostiglio. una grotticella funeraria. un'area di estrazione. I contesti aperti sono caratterizzati da: la presenza di materiali isolati. l'assenza di resti organici. commistione di materiali di periodi diversi. apertura stratigrafica. La pluralità di definizioni come near-site e inter-site aiuta a: interpretare il continuum del paesaggio archeologico. limitare la documentazione dei materiali sporadici. velocizzare le procedure di acquisizione dei dati. limitare le ricognizioni senza siti. Una carta del potenziale archeologico indica: i depositi conservati. l'evoluzione delle tecniche edilizie. la potenza della stratificazione. la presenza di infrastrutture. L'archeologia urbana si distingue per: uso esclusivo di tecnologie d'avanguardia. la ricerca limitata a contesti aperti. il rapporto con lo svilutto attuale della città. la documentazione delle strutture murarie. Nell'archeologia italiana, la Landscape Archaeology è conosciuta come: storia dei paesaggi. archeologia di superficie. topografia antica. ricognizione di superficie. Le moderne macchine agricole tendono a portare in superficie: sedimenti preistorici. manufatti ed ecofatti. sedimenti organici. materiali da costruzione. La ricognizione archeologica prima degli anni Sessanta in Italia era solitamente: finanziata dallo stato. individuale. sistematica. limitata ai centri urbani. Il termine "sito" in archeologia si riferisce a un'area con: edifici moderni. vegetazione sana e lussureggiante. alta densità di reperti. scarsa presenza umana. La ricognizione sistematica di superficie prevede una copertura uniforme: diretta. sotterranea. parziale. aerea. La distanza tra i ricognitori: è standard tra i 5 e i 10 metri. è standard tra i 20 e i 50 metri. nei siti preistorici può scendere a 10 metri. è standard tra i 10 e i 20 metri. La ricognizione non sistematica è utilizzata principalmente in: deserti. campi coltivati. ambito subaqueo. boschi. Si tratta del periodo in cui le ricerche archeologiche sul terreno prendevano avvio dalla lettura di opere di scrittori antichi: tra Medioevo e Rinasciemento. Tarda antichità. XII secolo. alto Medioevo. Lo studioso che possedeva la Tabula Peutingeriana e desiderava pubblicarla si chiamava: Franz Ferdinand. Klaus Peutinger. Heinrich Schliemann. Konrad Peutinger. Questa è la funzione originale della Tabula Peutingeriana: registrare le battaglie dell'antichità. descrivere la geografia storica. fornire indicazioni per localizzare i siti archeologici. essere un itinerario stradale. |





