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estetica e teoria della percezione 18-31

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Título del Test:
estetica e teoria della percezione 18-31

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test a metà ddi estetica e teoria della percezione

Fecha de Creación: 2024/02/18

Categoría: Otros

Número Preguntas: 109

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Analizzando i "Quaderni" di Valéry Derrida. sostiene che non c'è alcuna somiglianza tra un testo filosofico e un testo poetico. sostiene che non c'è alcuna differenza tra un testo filosofico e un testo poetico. nessuna delle risposte indicate è corretta. sostiene che, anche se rimane una differenza tra un testo filosofico e un testo poetico, questa differenza si fonda sull'appartenenza ad un campo comune.

Secondo il prof. Feyles. il modo in cui Platone pensa l'uomo è diverso dal modo in cui i medioevali o i moderni lo penseranno, perché la lingua greca antica è diversa dal latino medioevale e dalle lingue moderne. il significato della parola "anima" rimane sostanzialmente invariato nel passaggio dalla cultura antica a quella medioevale, ma cambia con l'avvento della modernità. il significato della parola "anima" rimane sostanzialmente invariato nel passaggio dalla cultura antica a quella medioevale e anche con l'avvento della modernità. la lingua greca consente a Platone di formulare in altri termini la distinzione tra coscienza e inconscio.

Dal punto di vista derridiano. l'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico non può mai condizionare in modo essenziale un discorso filosofico. il discorso filosofico, a differenza di quello poetico, non è mai condizionato dall'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico. il discorso poetico, a differenza di quello filosofico, non è mai condizionato dall'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico. l'appartenenza ad un certo orizzonte storico e linguistico condiziona in modo essenziale un discorso filosofico.

04. Per Derrida è molto importante la nozione freudiana di "nachträglich" o "a posteriori". perché dimostra che il soggetto trascendentale non è un "a priori". perché dimostra che l'io puro non è un "a priori". perché dimostra che alcuni eventi che sono stati vissuti dal soggetto in passato, possono essere esperiti in un tempo "differito", cioè in "ritardo". perché dimostra che gli eventi che sono stati vissuti dal soggetto in passato, non possono essere esperiti in un tempo "differito", cioè in "ritardo".

Dicendo una cosa senza averla prevista, la vedi come un fatto estraneo, un'origine – una cosa che ignoravi. Tu eri dunque in ritardo su te stesso". questa citazione dimostra che Valéry, ha una concezione della soggettività del tutto incompatibile con quella freudiana. questa citazione dimostra che Jabès, ha una concezione della soggettività del tutto incompatibile con quella freudiana. questa citazione dimostra che Valéry, anche se critica Freud, ha una concezione della soggettività che è per molti versi vicina alla psicoanalisi. questa citazione dimostra che Jabès, anche se critica Freud, ha una concezione della soggettività che è per molti versi vicina alla psicoanalisi.

Per Derrida la coscienza. può essere pensata come un monologo interiore. è innanzitutto coscienza morale e dunque "voce" della coscienza. nessune delle risposte indicate è corretta. non può essere abitata da una molteplicità di voci, altrimenti non sarebbe identica a se stessa.

"D'altra parte, il soggetto può sentirsi o parlarsi, lasciarsi intaccare dal significante che egli produce senza alcuna deviazione derivante dall'istanza. spiega perché il pensiero occidentale è sempre stato fonocentrico. dimplica una posizione teorica che si contrappone all'analisi della metafora della voce sviluppata nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry"ell'esteriorità, del mondo, o del non-proprio in generale". Questa citazione, tratta da "La voce e il fenomeno". nessuna delle risposte indicate è corretta. spiega perché per Derrida, la voce ha sempre un privilegio.

"l'Io è due – per definizione. Se c'è voce c'è orecchio". in questa affermazione, a giudizio di Derrida, è evidente il pregiudizio fonocentrico che caratterizza il pensiero di Jabès. in questa affermazione, a giudizio di Derrida, è evidente il pregiudizio fonocentrico che caratterizza il pensiero di Valéry. questa affermazione di Valéry implica per Derrida una decostruzione della teoria moderna del soggetto. questa affermazione di Jabès implica per Derrida una decostruzione della teoria moderna del soggetto.

Dal punto di vista derridiano. l'idea moderna di genio è un'idea che non può essere accettata perché rimane troppo legata alla filosofia moderna del soggetto e al culto dell'originalità. il testo filosofico è sempre espressione dello stile di un genio. nessuna delle risposte indicate è corretta. l'evento poetico è sempre espressione dell'interiorità di un genio.

Per Valéry. "È impossibile raggiungere la certezza che un senso unico, uniforme e costante corrisponda a parole come ragione, universo, causa, materia o idea". nessuna delle risposte indicate è corretta. "Solo grazie ad un lavoro etimologico è possibile raggiungere la certezza che un significato unico, uniforme e costante corrisponde a parole come ragione, universo, causa, materia o idea. "Parole come ragione, universo, causa, materia o idea, non hanno alcun significato, in realtà, perché sono termini metafisici, che non indicano una realtà sensibile".

Per Valery l'evento poetico. è essenzialmente legato all'assoluta singolarità dello stile e del timbro. non può essere paragonato né al timbro della voce, né allo stile. non può essere paragonato al timbro della voce, perché il timbro della voce è unico. è essenzialmente diverso dallo stile, perché lo stile è imitabile, la poesia no.

La metafora del timbro che Derrida analizza nel saggio su Valéry. nessuna delle risposte indicate è corretta. indica per Derrida l'elemento indefinitivamente ripetibile della voce. è l'equivalente fonetico di ciò che lo stile è dal punto di vista della scrittura. è l'indice di una concezione fonocentrica della poesia.

Nel saggio "'Qual quelle'. Le fonti di Valéry". sostiene che il compito essenziale del pensiero decostruzionista è di rintracciare l'origine. Derrida distingue tre modalità diverse della firma. Derrida si domanda se sia possibile pensare altrimenti l'origine, cioè pensare un'origine che sia irriducibile alla categoria di presenza. Derrida distingue due modalità diverse della firma.

Per Valéry. è necessario considerare la filosofia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Nietzsche. è necessario considerare la poesia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Freud. è necessario considerare la filosofia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Freud. è necessario considerare la poesia come un “genere letterario particolare”, e questo è, secondo Derrida, uno degli elementi di somiglianza tra il pensiero di Valéry e quello di Nietzsche.

Per Valéry. il linguaggio poetico non è mai sufficientemente formalizzato e per questo non regge il paragone con il linguaggio esatto e univoco della filosofia. il linguaggio filosofico è un linguaggio esatto e univoco e per questo può essere considerato come un linguaggio scientifico. il linguaggio filosofico non è mai sufficientemente formalizzato e per questo non regge il paragone con il linguaggio esatto e univoco delle scienze sperimentali. il linguaggio filosofico non è mai sufficientemente formalizzato e per questo non regge il paragone con il linguaggio della poesia.

Dal punto di vista derridiano. la questione dell'inconscio non ha un legame con il problema dell'origine della poesia all'ascolto di una voce estranea al soggetto. le nozioni di mania, entusiasmo, delirio, ispirazione, che nella tradizione venivano usate per spiegare l'ispirazione poetica, sono il segno che l'evento poetico è legato. nessuna delle risposte indicate è corretta. è sbagliato ritenere che il poeta quando scrive obbedisce alla legge di una voce estranea, come se fosse ispirato o delirante.

Per Derrida l'illusione dell'io. "consisterebbe nel sognare un'operazione di dominio ideale, idealizzante, che trasforma l'eteroaffezione in autoaffezione, l'eteronomia in autonomia. "consisterebbe nel sognare di essere normale, sano, equilibrato". "consisterebbe nel sognare di essere eccezionale, fuori dal comune, geniale". "consisterebbe nel sognare un'operazione di dominio ideale, idealizzante, che trasforma l'autoaffezione in eteroaffezione, l'autonomia in eteronomia".

Per Derrida un soggetto "normale". non esiste perché tutti sentiamo delle voci nello spazio della nostra coscienza. nessuna delle risposte indicate è corretta. è un soggetto che si autoillude che la voce che risuona nella sua coscienza sia sempre la sua propria voce, una voce che gli appartiene. è un soggetto che non parla a se stesso e che non intende alcune "voce" all'interno della coscienza.

Per Derrida quando qualcuno "intende delle voci che egli resta solo a intendere e quando percepisce come fonte estranea ciò che proviene, si dice, dal proprio interno". significa che il "normale" processo di riappropriazione che costituisce l'io è fallito, come accade nel caso del folle, del mistico o dell'allucinato. nessuna delle risposte indicate è corretta. significa che è un poeta, che ascolta la voce dell'ispirazione. significa che il soggetto si autoconosce, come una autocoscienza.

A regime “normale”, l'io controlla la distinzione tra una alterità interna, in qualche modo, e una alterità esterna". Questo significa per Derrida. che un soggetto "normale" non è in grado di controllare le sue relazioni con gli altri, mentre un soggetto "anormale" sì. che un soggetto "normale" non è in grado di riconoscere ciò che proviene dal proprio inconscio, dalle zone oscure della propria personalità, come qualcosa che non appartiene ad un altro io. che un soggetto "normale" è in grado di riconoscere ciò che proviene dal proprio inconscio, dalle zone oscure della propria personalità, come qualcosa che non appartiene ad un altro io. che un soggetto "normale" è in grado di controllare le sue relazioni con gli altri, mentre un soggetto "anormale" no.

Per Valéry. l'amplesso è sostanzialmente equivalente all'inconscio. l'implesso è qualcosa di sostanzialmente diverso dall'inconscio. l'amplesso è qualcosa di sostanzialmente diverso dall'inconscio. l'implesso è sostanzialmente equivalente all'inconscio.

Per Derrida. la filosofia del soggetto ha reso impossibile distinguere tra l'io e l'altro. la questione della psicoanalisi è la questione più importante per Valery. la filosofia del soggetto sostiene con forza che vi sia una alterità nell'interiorità della coscienza. la questione della psicoanalisi è strettamente legata al problema dell'alterità che abita l'interiorità della coscienza.

Per Derrida il rifiuto di Freud. da parte di Valery appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine. da parte di Artaud appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine. da parte di Ponge appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine. da parte di Mallarmé appare quasi come una forma di "resistenza", nel senso psicoanalitico del termine.

Per Derrida l'inconscio. è una coscienza virtuale, come pensa Valéry. è una coscienza virtuale, come pensa Mallarmé. non è semplicemente una coscienza virtuale, come pensa Valéry. non è semplicemente una coscienza virtuale, come pensa Mallarmé.

Per Derrida. Valéry riduce l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità. Artaud scopre l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità. Valéry scopre l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità. Artaud riduce l'alterità radicale dell'inconscio, considerandolo come una forma di virtualità o potenzialità.

Per Valéry. l'implesso è la complessità che si ritrova all’interno di ciò che dovrebbe essere semplice, l’alterità all’interno del medesimo. l'amplesso è la complessità che si ritrova all’interno di ciò che dovrebbe essere semplice, l’alterità all’interno del medesimo. l'implesso è la semplicità dell'identico, la medesimezza del differente. l'amplesso è la semplicità dell'identico, la medesimezza del differente.

Per Derrida. Mallarmé prescrive di sospendere il titolo, di lasciarlo in sospeso, di farlo tacere, perché il titolo ha una funzione gerarchica ed è un dispositivo di controllo ermeneutico. Artaud prescrive di sospendere il titolo, di lasciarlo in sospeso, di farlo tacere, perché il titolo è fonte di ambiguità e confusione. Mallarmé prescrive di sospendere il titolo, di lasciarlo in sospeso, di farlo tacere, perché il titolo è fonte di ambiguità e confusione. Artaud prescrive di sospendere il titolo, di lasciarlo in sospeso, di farlo tacere, perché il titolo ha una funzione gerarchica ed è un dispositivo di controllo ermeneutico.

Dal punto di vista di Derrida. è importante che nella scrittura di Ponge anche il bianco della pagina diventi paradossalmente significativo, perché "la legge della spaziatura" è una legge fondamentale della scrittura. è importante che nella scrittura di Mallarmé anche il bianco della pagina diventi paradossalmente significativo, perché "la legge della spaziatura" è una legge fondamentale della scrittura. è importante che nella scrittura di Mallarmé anche il bianco della pagina diventi paradossalmente significativo, perché il bianco rappresenta la purezza dell'origine. è importante che nella scrittura di Ponge anche il bianco della pagina diventi paradossalmente significativo, perché il bianco rappresenta la purezza dell'origine.

"La doppia seduta". è un saggio compreso in "La disseminazione" in cui Derrida analizza un testo di Mallarmé. è un saggio compreso in "La disseminazione" in cui Derrida analizza un testo di Valéry. è un saggio compreso in "Margini della filosofia" in cui Derrida analizza un testo di Mallarmé. è un saggio compreso in "Margini della filosofia" in cui Derrida analizza un testo di Valéry.

Chi è l'autore di "Un coup de dés jamais n'abolira le hasard" ("Un tiro di dadi non abolirà mai il caso")?. Ponge. Valéry. Artaud. Mallarmé.

Per Derrida. la possibilità che la filosofia ha di domandare "che cos'è?", cercando di definire l'essenza di una realtà, rimane problematica. la domanda "che cos'è?" è all'origine della filosofia decostruzionista. Mallarmé è il primo che ha posto la domanda "che cos'è la letteratura?". Valéry è il primo che ha posto la domanda "che cos'è la letteratura?".

"La doppia seduta". è un saggio in cui Derrida analizza in parallelo un testo di Platone e un testo di Mallarmé. è un saggio in cui Derrida analizza in parallelo un testo di Aristotele e un testo di Valéry. è un saggio in cui Derrida analizza in parallelo un testo di Platone e un testo di Valéry. è un saggio in cui Derrida analizza in parallelo un testo di Aristotele e un testo di Mallarmé.

"La doppia seduta". prende le mosse dalla domanda: "che cos'è la scrittura?". prende le mosse dalla domanda: "che cos'è la filosofia?". prende le mosse dalla domanda: "che cos'è la letteratura?". prende le mosse dalla domanda: "che cos'è la differenza?".

Quale autore ha reinterpretato la nozione di verità concependola come "s-velamento" o "non nascondimento"?. Aristotele. Husserl. Heidegger. Nietzsche.

Dal punto di vista derridiano. il lettore non entra mai in contatto con il significato "originale" di un testo, perché il significato lo raggiunge sempre attraverso una infinita catena di mediazioni. il lettore deve cercare di ritrovare il significato "originale" di un testo oltrepassando tutte le mediazioni. il lettore deve cercare di ritrovare il referente "originale" di un testo oltrepassando tutte le mediazioni. il lettore non entra mai in contatto con il significante "originale" di un testo, perché il significante lo raggiunge sempre attraverso una infinita catena di mediazioni.

La doppia seduta" è un saggio. che originariamente viene presentato da Derrida alla rivista La disseminazione senza un titolo. che originariamente viene presentato da Derrida alla rivista Tel Quel con il titolo "La disseminazione". che originariamente viene presentato da Derrida alla rivista La disseminazione con il titolo "Tel Quel". che originariamente viene presentato da Derrida alla rivista Tel Quel senza un titolo.

Il titolo che Derrida avrebbe voluto attribuire. al saggio "La doppia seduta" è un'espressione francese che si pronuncia in tre modi diversi, ma si scrive sempre allo stesso modo. al saggio "La doppia seduta" è un'espressione francese che si scrive in tre modi diversi, ma si pronuncia sempre allo stesso modo. al saggio "La disseminazione" è un'espressione francese che si scrive in tre modi diversi, ma si pronuncia sempre allo stesso modo. al saggio "La disseminazione" è un'espressione francese che si pronuncia in tre modi diversi, ma si scrive sempre allo stesso modo.

Le espressioni omofone sono interessanti dal punto di vista derridiano. perché, essendo parole che si pronunciano in modo differente, ma si scrivono in modo uguale, sembrano confermare il fonocentrismo. perché, essendo parole che si scrivono in modo differente, ma si pronunciano in modo uguale, sembrano mettere in questione il fonocentrismo. perché, essendo parole che si pronunciano in modo differente, ma si scrivono in modo uguale, sembrano mettere in questione il fonocentrismo. perché, essendo parole che si scrivono in modo differente, ma si pronunciano in modo uguale, sembrano confermare il fonocentrismo.

Quale delle seguenti espressioni non è una traduzione possibile del titolo che Derrida avrebbe voluto attribuire a "La doppia seduta". "l'antro di Mallarmé". "tra i due Mallarmé". "l'altro Mallarmé". "il 'tra' di Mallarmé".

"L’anima quando pensa io non la vedo sotto altro aspetto che di una persona la quale conversi con se medesima, interrogando e rispondendo, affermando e negando". Chi è l'autore di questo paragone?. Derrida. Mallarmé. Heidegger. Platone.

Per Platone. la vera cultura è la cultura orale, ma la scrittura è comunque un'invenzione che ha effetti positivi. nessune delle risposte indicate è corretta. la vera cultura è la cultura scritta, non la cultura orale. Socrate è in errore, quando afferma la priorità della cultura orale.

In "La doppia seduta". Derrida sostiene che è necessario situarsi in una posizione intermedia "tra" Platone e Mallarmé. Derrida sostiene che è impossibile situarsi in una posizione intermedia "tra" Platone e Mallarmé. Derrida sostiene che è necessario optare per la concezione della testualità, della scrittura e della verità che è propria di Platone, rifiutando la posizione di Mallarmé. Derrida sostiene che è necessario optare per la concezione della testualità, della scrittura e della verità che è propria di Mallarmé, rifiutando la posizione platonica.

In "La doppia seduta". Derrida analizza un passaggio tratto dal "Fedone" in cui Platone paragona l'anima ad un libro. Derrida analizza un passaggio tratto dal "Filebo" in cui Platone paragona il corpo ad una prigione. Derrida analizza un passaggio tratto dal "Filebo" in cui Platone paragona l'anima ad un libro. Derrida analizza un passaggio tratto dal "Fedone" in cui Platone paragona il corpo ad una prigione.

In "La doppia seduta". Derrida critica l'idea platonica che la verità di un testo debba sempre essere indecidibile. Derrida critica Platone affermando che la nozione di verità non ha senso. Derrida critica l'idea platonica che la verità di un testo debba sempre essere decidibile. nessuna delle risposte indicate è corretta.

Secondo Derrida. nel pensiero platonico c'è una significativa contraddizione perché da una parte Platone paragona il pensiero ad una scrittura, dall'altra parte concepisce la scrittura come qualcosa di negativo. dal momento che paragona il pensiero ad una scrittura Aristotele può essere considerato come un precursore della decostruzione. dal momento che paragona il pensiero ad una scrittura Platone può essere considerato come un precursore della decostruzione. Platone concepisce la scrittura come qualcosa di negativo e per questo rifiuta il paragone tra l'attività dell'anima e la scrittura.

In quale dialogo Platone racconta un mito per spiegare l'origine della scrittura. Repubblica. Fedone. Fedro. Teeteto.

Per Platone la scrittura. è una tecnica per fissare il linguaggio non un pharmakon per la memoria. è un "pharmakon", cioè una medicina che cura le malattie della memoria. è un "pharmakon" pericoloso, che promette di curare i limiti della memoria, ma in realtà la atrofizza. nessuna delle risposte indicate è corretta.

Dal punto di vista derridiano. tutto comincia con l'origine: il che significa che non esiste ripetizione supplemento di origine. tutto comincia con la ripetizione: il che significa che non esiste origine pura. tutto comincia con la ripetizione: il che significa che non esiste supplemento di origine. tutto comincia con l'origine: il che significa che non esiste ripetizione pura.

In "La doppia seduta". Derrida sostiene che la verità deve essere compresa come "adeguazione". Derrida sostiene che la verità deve essere compresa come "imitazione" dell'essere. Derrida critica l'interpretazione della nozione tradizionale di verità proposta da Heidegger. Derrida riprende la decostruzione della nozione tradizionale di verità proposta da Heidegger.

Secondo Derrida. Platone concepisce il pensiero come una imitazione della realtà e dunque concepisce la verità come "adeguazione". Platone concepisce il pensiero come una imitazione della realtà e dunque non concepisce la verità come "adeguazione. Platone concepisce il pensiero come una imitazione della realtà e dunque concepisce la verità come "svelamento". Platone concepisce il pensiero come una imitazione della realtà e dunque concepisce la verità come "differenza".

Secondo il prof. Feyles per comprendere la decostruzione derridiana della nozione di verità. è bene tener presente che Platone critica le arti, sostenendo che esse non sono in grado di dire la verità, mentre Heidegger è convinto che l'arte sia uno dei modi essenziali dello svelamento della verità. è bene tener presente che Husserl critica le arti, sostenendo che esse non sono in grado di dire la verità, mentre Heidegger è convinto che l'arte sia uno dei modi essenziali dello svelamento della verità. è bene tener presente che Heidegger critica le arti, sostenendo che esse non sono in grado di dire la verità, mentre Platone è convinto che l'arte sia uno dei modi essenziali dello svelamento della verità. è bene tener presente che Aristotele critica le arti, sostenendo che esse non sono in grado di dire la verità, mentre Heidegger è convinto che l'arte sia uno dei modi essenziali dello svelamento della verità.

In "Della grammatologia" Derrida. decostruisce tanto la nozione di origine quanto la nozione di supplemento. decostruisce la nozione di "supplemento di origine", mostrando che si tratta di una nozione contraddittoria. nessuna delle risposte indicate è corretta. decostruisce il mito dell'origine proponendo la paradossale nozione di "supplemento di origine".

Secondo il prof. Feyles. dal punto di vista derridiano non sarebbe sbagliato affermare che "tutto è imitazione". dal punto di vista derridiano la nozione di imitazione non può trovare una collocazione all'interno di un pensiero decostruzionista. dal punto di vista derridiano non sarebbe sbagliato affermare che "solo l'arte è imitazione. dal punto di vista derridiano sarebbe sbagliato affermare che "tutto è imitazione".

Dal punto di vista derridiano. la "legge" della supplementarità implica che l'imitante sia un supplemento secondario e l'imitato sia un'originale assoluto. nessuna delle risposte indicate è corretta. la "legge" della supplementarità implica che l'imitante si adegui al modello imitato. la "legge" della supplementarità implica che l'imitante si sostituisca continuamente all'imitato.

Dal punto di vista derridiano. una delle contraddizioni presenti nel testo platonico è che l’immaginazione è subordinata al linguaggio, ma il linguaggio è subordinato all’intelletto e l'intelletto alla realtà in un infinito regresso di subordinazioni. una delle contraddizioni presenti nel testo platonico è che l’immaginazione è subordinata all’intelletto, ma l’intelletto è concepito come una sorta di "immagine" fedele dell’essere. nessuna delle risposte indicate è corretta. una delle contraddizioni del testo platonico è che la realtà è imitazione delle idee ma le idee provengono dalla realtà.

Per Derrida. la subordinazione dell'immagine, dell'immaginazione e dell'immaginario al discorso, all'intelletto e al verbale è una delle conseguenze più evidenti della decostruzione del logocentrismo. la subordinazione dell'intelletto, del discorso, del verbale all'immagine, all'immaginazione e all'immaginario è uno dei segnali più evidenti di una concezione logocentrica. la subordinazione dell'intelletto, del discorso, del verbale all'immagine, all'immaginazione e all'immaginario è una delle conseguenze più evidenti della decostruzione del logocentrismo. la subordinazione dell'immagine, dell'immaginazione e dell'immaginario al discorso, all'intelletto e al verbale è uno dei segnali più evidenti di una concezione logocentrica.

In "La doppia seduta". Derrida mostra che le immagini che Platone usa nel "Filebo" implicano una subordinazione dell'attività del pittore interno, perché questi arriva "dopo" lo scrittore interno. Derrida mostra che le immagini che Platone usa nel "Filebo" implicano l'impossibilità di stabilire una gerarchia tra il pittore interno e lo scrittore interno. Derrida mostra che le immagini che Platone usa nel "Filebo" implicano una subordinazione dell'attività dello scrittore interno, perché questi arriva "dopo" il pittore interno. nessuna delle risposte indicate è corretta.

"La pittura che forma le immagini è il ritratto del discorso; essa vale quanto vale il discorso che essa fissa e congela sulla sua superficie. Di conseguenza, essa vale solo quanto vale il logos capace di interpretarla, di leggerla, di dire ciò che essa vuol-dire e che in verità le fa dire rianimandola, per farla parlare". in questo passaggio Derrida evidenzia, analizzando le immagini che Artaud utilizza nei suoi quaderni, uno dei presupposti di fondo del logocentrismo occidentale. in questo passaggio Derrida ribadisce che la pittura ha per Platone lo stesso valore della scrittura, un valore che è legato alla verità e al voler dire. in questo passaggio Derrida ribadisce che la pittura ha per Artaud lo stesso valore della scrittura, un valore che è legato alla verità e al voler dire. in questo passaggio Derrida evidenzia, analizzando le immagini che Platone utilizza nel "Filebo", uno dei presupposti di fondo del logocentrismo occidentale.

In "La doppia seduta" Derrida afferma che. è necessario stabilire che la vera realtà è l'immagine e che non è l'arte che imita la natura, bensì la natura che imita l'arte. i rovesciamenti del platonismo che implicano l'affermazione di una priorità dell'arte sulla natura e dell'immagine sulla realtà, rischiano il più delle volte di restareprigionieri della medesima "matrice" concettuale che è propria del platonismo. è necessario rovesciare il platonismo conservando però la sua "matrice" concettuale. è impossibile rovesciare il platonismo.

Per Derrida. il platonismo ha decostruito uno dei cardini fondamentali del logocentrismo, cioè il primato della presenza e l'interpretazione dell'essere come presenza. il platonismo ha stabilito uno dei cardini fondamentali del logocentrismo, cioè il primato della assenza e l'interpretazione dell'essere come assenza. il platonismo ha stabilito uno dei cardini fondamentali del logocentrismo, cioè il primato della presenza e l'interpretazione dell'essere come presenza. il platonismo ha decostruito uno dei cardini fondamentali del logocentrismo, cioè il primato della assenza e l'interpretazione dell'essere come assenza.

Per Derrida. si può dire che la decostruzione è in un certo senso "platonica". non si può sostenere che tutta la filosofia occidentale è platonica, perché questa sarebbe una indebita generalizzazione. si può dire che tutta la filosofia occidentale è in qualche modo "platonica". si può dire che tutta la filosofia occidentale è in qualche modo "antiplatonica".

Nel "Filebo" Platone. paragona l'attività dell'immaginazione a quella di un pittore o artista che si trova all'interno all'anima. paragona l'attività della percezione a quella di uno "scrivano" o scrittore che si trova all'interno all'anima. paragona l'attività dell'immaginazione a quella di uno "scrivano" o scrittore che si trova all'interno all'anima. paragona l'attività della percezione a quella di un pittore o artista che si trova all'interno all'anima.

Per Derrida il crimine raccontato in "Mimica". è un evento reale, ma passato. è un evento che non è mai accaduto, perché si tratta di un sogno. è un evento che si situa tra il sonno e il sogno. è un evento che si situa tra le veglia e il sogno.

Per Derrida. il tempo in cui si svolge l'azione raccontata da "Mallarmé" è quello di "ricordo ormai lontano". nessuna delle risposte indicate è corretta. il tempo in cui si svolge l'azione raccontata da "Mallarmé" è quello di "un passato che non può tornare". il tempo in cui si svolge l'azione raccontata da "Mallarmé" è quello di "un'apparenza falsa di presente".

"Mimique" ("Mimica"). è un testo di Mallarmé, in cui egli commenta un testo di P. Margueritte, che è la trascrizione di una pantomima intitolata "Pierrot assassino di sua moglie. è un testo di P. Margueritte, in cui egli commenta un testo di Mallarmé, che è la trascrizione di una pantomima intitolata "Pierrot assassino di sua moglie. è il testo di una pantomima scritta da Mallarmé per il suo amico P. Margueritte. è un testo di Derrida, in cui egli commenta un testo di Mallarmé, che è la trascrizione di una pantomima intitolata "Pierrot assassino di sua moglie.

Dal punto di vista derridiano. la mimica del mimo non può essere considerata come una forma di scrittura, perché non si tratta di una espressione verbale. la mimica del mimo non è una scrittura gestuale e può essere efficacemente tradotta in termini verbali. la mimica del mimo può essere considerata come una forma di scrittura, anche se non si tratta di una scrittura verbale. la mimica del mimo non è una scrittura verbale ma può essere efficacemente tradotta in termini verbali.

Per Derrida ". il fatto che Mallarmé legga il libretto in cui è trascritta la pantomima messa in scena da P. Margueritte non implica che vi sia nel suo testo una priorità della parola o del verbale. la pantomima di P. Margueritte implica "una cancellazione dell'iniziativa gestuale davanti all'anteriorità del libretto. la pantomima di Mallarmé implica "una cancellazione dell'iniziativa gestuale davanti all'anteriorità del libretto". il fatto che Mallarmé legga il libretto in cui è trascritta la pantomima messa in scena da P. Margueritte implica che rimanga nel suo testo una priorità della parola o del verbale.

"Il Mimo non segue alcun libretto prestabilito, alcun programma venuto da altrove. Non che improvvisi e si abbandoni alla spontaneità: semplicemente non ubbidisce ad alcun ordine verbale; i suoi gesti, la sua scrittura gestuale […] non gli sono dettati da alcun discorso verbale". In questo passaggio Mallarmé nega che vi sia un libretto in cui la pantomima che sta analizzando è stata trascritta. In questo passaggio Derrida nega che vi sia un libretto in cui la pantomima che sta analizzando è stata trascritta. In questo passaggio Derrida si riferisce a "Mimica" di Mallarmé ed evidenzia una concezione non logocentrica dell'imitazione. In questo passaggio Derrida si riferisce a "Mimica" di Mallarmé ed evidenzia una concezione logocentrica dell'imitazione.

"Non c'è imitazione. Il Mimo non imita nulla. E soprattutto non imita. Non vi è nulla prima della scrittura dei suoi gesti. Nulla gli è prescritto. Nessun presente avrà preceduto o sorvegliato il tracciarsi della sua scrittura". I. n questo passaggio, Derrida si riferisce ad Artaud ed evidenzia una concezione dell'imitazione che si sottrae alla metafisica della presenza. In questo passaggio, Derrida si riferisce a Mallarmé ed evidenzia una concezione dell'imitazione che si sottrae alla metafisica della presenza. In questo passaggio, Derrida si riferisce ad Aristotele ed evidenzia una concezione dell'imitazione che rimane prigioniera della metafisica della presenza. In questo passaggio, Derrida si riferisce a Platone ed evidenzia una concezione dell'imitazione che rimane prigioniera della metafisica della presenza.

Per Derrida. la scrittura di Mallarmé "si sottrae alla pertinenza o all'autorità della verità: senza rovesciarla, ma iscrivendola nel suo gioco come una parte o una funzione". la scrittura di Platone "si sottrae alla pertinenza o all'autorità della verità, affermando che l'immagine è la vera realtà". la scrittura di Platone "si sottrae alla pertinenza o all'autorità della verità: senza rovesciarla, ma iscrivendola nel suo gioco come una parte o una funzione". la scrittura di Mallarmé "si sottrae alla pertinenza o all'autorità della verità, affermando che l'immagine è la vera realtà".

"La scena non illustra che l'idea, non una azione effettiva": commentando questa affermazione presente in "Mimica". Derrida esclude che si possa interpretare la posizione di Mallarmé come un idealismo. Derrida suggerisce che la posizione Mallarmé può essere interpretata come un idealismo. Derrida rileva una somiglianza strutturale tra l'idealismo hegeliano e l'idealismo di Mallarmé. Derrida rileva una somiglianza strutturale tra l'idealismo platonico e l'idealismo di Mallarmé.

Per designare la concezione della testualità propria di Mallarmé,. Derrida utilizza l'espressione "mallarmismo", espressione che contiene un rimando ironico alla nozione di idealismo. Derrida utilizza l'espressione "mallarmismo", espressione che contiene un rimando ironico all'allarmismo generato dalla decostruzione delle nozioni di verità, realtà e presenza. Derrida utilizza l'espressione "mimetologismo", espressione che contiene un rimando ironico alla nozione aristotelica di "mimesis". Derrida utilizza l'espressione "mimetologismo", espressione che contiene un rimando ironico alla nozione platonica di "mimesis".

Secondo il prof. Feyles. Derrida sostiene la coincidenza di mallarmismo e idealismo. distinguendo il mallarmismo dall'idealismo, Derrida prende le distanze da una interpretazione idealistica della decostruzione. Derrida non distingue chiaramente mallarmismo e idealismo. distinguendo il mallarmismo dall'idealismo, Derrida suo malgrado, autorizza una interpretazione idealistica della decostruzione.

Per Derrida. il mallarmismo è "un simulacro di platonismo o di hegelismo, separato da ciò che simula solo da un velo appena percettibile". il mallarmismo è "un simulacro di logocentrismo, separato da ciò che simula solo da un velo appena percettibile". nessuna delle risposte indicate è corretta. il mallarmismo "non ha alcun somiglianza con l'idealismo platonico o hegeliano".

Per Derrida. "è semplicemente falso dire che Mallarmé è platonico o hegeliano. Ma soprattutto non è vero". nessuna delle risposte indicate è corretta. "è semplicemente vero dire che Mallarmé è platonico o hegeliano. Ma soprattutto non è falso". "non è semplicemente falso dire che Mallarmé è platonico o hegeliano. Ma soprattutto non è vero".

Il paradigma classico dell'imitazione per Derrida deve essere decostruito. nessuna delle risposte indicate è corretta. perché l'imitazione non ha un termine ultimo, che possa essere considerato come l'originale da imitare e perché il rapporto tra imitante e imitato si rovescia continuamente. perché l'imitazione è in realtà il vero originale. perché l'imitazione deve avere un termine ultimo, che possa essere considerato come l'originale da imitare, anche se il rapporto tra imitante e imitato si rovescia continuamente.

Dal punto di vista derridiano il rapporto tra imitante e imitato. è analogo al rapporto tra significante e significato ma è diverso dal rapporto tra immagine e modello. è analogo al rapporto tra significante e significato e al rapporto tra l'immagine e il modello. è diverso dal rapporto tra significante e significato ed è diverso anche dal rapporto tra immagine e modello. è analogo al rapporto tra immagine e modello, ma è diverso dal rapporto tra significante e significato.

In "La doppia seduta" la nozione derridiana di indecidibilità. viene messa in connessione, dallo stesso Derrida, con i teoremi di incompletezza di Frege. viene messa in connessione, dallo stesso Derrida con il principio di indeterminazione di Heisenberg. viene messa in connessione, dallo stesso Derrida con la teoria della relatività di Einstein. viene messa in connessione, dallo stesso Derrida, con il teorema di incompletezza di Gödel.

Dal punto di vista derridiano la questione della mimesis. è un problema "specificamente estetico", perché solo nell'orizzonte dell'estetica moderna l'arte può essere compresa come imitazione. "è una questione senza limiti", perché l'imitazione implica sempre un oltrepassamento dei margini, delle cornici, dei bordi della rappresentazione. è un problema "specificamente estetico", perché solo nell'orizzonte dell'estetica antica l'arte può essere compresa come imitazione. è una "questione senza limiti" perché quasi tutte le relazioni duali che la filosofia ha tematizzato (realtà e apparenza, realtà ed essenza, linguaggio e pensiero, ecc.) possono essere ricondotte allo schema dell’imitazione.

Per Derrida. non è sbagliato affermare che il significante rimanda sempre ad un significato ideale. il sistema dei significanti non può determinare il sistema dei significati. il sistema dei significati non può determinare il sistema dei significanti. non è sbagliato affermare che il significante rimanda ad un significato che è a sua volta un significante.

Interpretando Mallarmé, Derrida afferma che. l'imitazione è senza referente ultimo, ma rimanda comunque ad una "esteriorità assoluta". l'imitazione ha un referente ultimo, che è la realtà. l'imitazione è senza referente ultimo, nel senso che è imitazione di imitazione. l'imitazione ha un referente ultimo, che è l'idea.

Per Derrida non è vero che. nessune delle risposte indicate è corretta. non c'è esteriorità assoluta rispetto all'imitazione. l'imitazione imita l'imitazione. l'imitazione è senza referente ultimo.

"La parola “tra” che si tratti di confusione o di intervallo tra, sorregge dunque tutta la forza dell'operazione". A quale testo fa riferimento Derrida in questo passaggio?. "Mimica" di Mallarmé. "Il libro delle interrogazioni" di Ponge. "Il libro delle interrogazioni" di Mallarmé. "Mimica" di Ponge.

Per Derrida. la decostruzione non implica il superamento delle opposizioni concettuali, ma un approfondimento delle contrapposizioni fondamentali su cui si regge la filosofia occidentale. la decostruzione implica il superamento delle opposizioni concettuali e superamento conduce ad una sintesi degli opposti di tipo hegeliano. Nessuna delle risposte indicate è corretta. la decostruzione implica il superamento delle opposizioni concettuali, ma questo superamento non conduce mai ad una sintesi degli opposti di tipo hegeliano.

Affermando in "La doppia seduta" che "Tertium datur, senza sintesi". Derrida prende le distanze tanto dalla logica classica fondata sul principio del terzo escluso, quanto dalla dialettica hegeliana fondata sulla sintesi degli opposti. Derrida prende le distanze dalla logica classica fondata sul principio del terzo escluso e recupera la dialettica hegeliana. Derrida prende le distanze dalla dialettica hegeliana, fondata sulla sintesi degli opposti e recupera il principio logico classico del terzo escluso. rifiuta la logica classica e recupera l'idea hegeliana della dialettica senza sintesi degli opposti.

Nell'interpretazione proposta dal prof. Feyles. mentre la logica classica si basa sulla retorica del "o A, oppure non A", l'indecidibilità derridiana si basa sulla retorica del "A, e non A". Nessuna delle risposte indicate è corretta. mentre la dialettica hegeliana si basa sulla retorica del "A, e non A", l'indecidibilità derridiana si basa sulla retorica del "o A, oppure non A". mentre la logica classica si basa sulla retorica del "o A, oppure non A", l'indecidibilità derridiana si basa sulla retorica del "né A, né non A".

La sillessi per Derrida. è una figura retorica che consiste nel prendere in senso figurato una parola che non ha senso proprio. Nessuna delle risposte indicate è corretta. è una figura retorica che consiste nel prendere in senso proprio una parola che ha invece un senso figurato. è una figura retorica che consiste nel prendere una stessa parola contemporaneamente in due sensi diversi, nel senso proprio e nel senso figurato.

Dal punto di vista derridiano. tutti i segni linguistici sono potenzialmente delle sillessi. un segno linguistico non può mai essere una sillessi. i significanti non sono mai sillessi, a differenza dei significati. Nessuna delle risposte indicate è corretta.

Per Derrida termini come "pharmakon, "differenza" e "supplemento". sono sillessi, perché non hanno un valore doppio, contraddittorio, indecidibile. sono metafore e non sillessi, perché hanno un valore doppio, contraddittorio e indecidibile. sono sillessi, nel senso che hanno un valore doppio, contraddittorio, indecidibile. non sono sillessi, perché hanno un valore doppio, contraddittorio, indecidibile.

Dal punto di vista derridiano. mentre nel caso della metafora, rimane una chiara subordinazione tra il senso proprio e il senso figurato, nel caso della sillessi i due significati coesistono senza subordinazione. mentre nel caso della sillessi, rimane una chiara subordinazione tra il senso proprio e il senso figurato, nel caso della metafora i due significati coesistono senza subordinazione. mentre nel caso della metafora, rimane una chiara subordinazione tra il senso proprio e il senso figurato, nel caso della metonimia i due significati coesistono senza subordinazione. mentre nel caso della metonimia, rimane una chiara subordinazione tra il senso proprio e il senso figurato, nel caso della metafora i due significati coesistono senza subordinazione.

L'indecidibilità derridiana. implica una presa di distanze rispetto alla teoria freudiana del sogno, perché i simboli onirici sono sempre ambigui e polisemici e non obbediscono al principio di non contraddizione. è un fenomeno che si applica solo alla scrittura onirica che è propria dei sogni. è incompatibile con la teoria freudiana del sogno, perché si applica alla vita cosciente, mentre il sogno è un'attività inconscia. è legata alla teoria del sogno freudiana, perché i simboli onirici sono sempre ambigui e polisemici e non obbediscono al principio di non contraddizione.

Per Derrida "Mimica" di Mallarmé. non implica una decostruzione delle nozioni fondamentali legate alla scrittura, alla testualità e alla letteratura. è una trattazione tipicamente estetica delle nozioni fondamentali legate alla letteratura. nessune delle risposte indicate è corretta. non potrebbe in nessun modo essere letta come "una specie di corto trattato della letteratura.

Dal punto di vista derridiano. si può dire che tutto è letteratura, intendendo la parola "letteratura" nel senso tipicamente estetico. si può dire che da un certo punto di vista tutto è letteratura, ma è altrettanto vero che la nozione specificamente estetica di letteratura è una nozione che è nata "morta" in età moderna. nessuna delle risposte indicate è corretta. non si può dire in nessun modo sostenere che tutto è letteratura, perché la nozione specificamente estetica di letteratura è una nozione che è nata "morta" in età moderna.

Per Derrida l'essenza della letteratura. è un'essenza scritturale. non esiste. è un'essenza filosofica. è un'essenza estetica.

In "La doppia seduta" Derrida propone una ardita interpretazione di un passaggio di "Mimica". giocando sull'ambiguità del pronome francese "qui", che può essere tradotto in italiano tanto con "chi" quanto con "qui". giocando sull'ambiguità del pronome francese "qui", che può essere tradotto in italiano tanto con "chi" quanto con "che". giocando sull'ambiguità del pronome francese "qui", che può indicare in un determinato contesto tanto un individuo quanto una cosa come soggetto dell'azione. giocando sull'ambiguità del pronome francese "qui", che può essere letto in un determinato contesto tanto come un pronome relativo quanto come un pronome interrogativo.

Per Derrida. leggere significa sempre anche scrivere, cioè contribuire alla produzione del significato, e scrivere significa sempre anche leggere, cioè obbedire all'imposizione di un sistema testuale in cui siamo situati. l'iniziativa del soggetto nel gioco della testualità non è quella dell'autore ma quella del lettore. nessuna delle risposte indicate è corretta. l'iniziativa del soggetto nel gioco della testualità non è quella del lettore ma quella dell'autore.

Dal punto di vista derridiano. è necessario ripensare il rapporto tra autore e lettore, stabilendo una chiara distinzione tra l'attività dell'autore e la passività del lettore. è necessario ripensare il rapporto tra autore e lettore, superando l'opposizione semplice tra attività e passività. non ha senso affermare che il lettore è colui che legge ma anche colui che è letto. non ha senso affermare che lo scrittore è colui che scrive ma anche colui che è scritto.

"Mallarmé legge. Egli scrive leggendo." Con questa affermazione Derrida vuole dire che. Mallarmé è un grande scrittore perché si è nutrito di molte letture e per scrivere bene bisogna prima leggere molto. Mallarmé è riuscito ad essere originale, in "Mimica", anche se esisteva un testo di Margueritte che egli aveva letto in precedenza. nessuna delle risposte indicate è corretta. non solo che Mallarmé ha scritto "Mimica" leggendo un libretto di Margueritte, ma anche che ogni atto di scrittura è sempre anche una lettura del sistema testuale nel quale si è situati.

Interpretando un passaggio centrale di "Mimica" di Mallarmé Derrida sostiene che. è impossibile che il "copione" legga il Mimo. è possibile che il "copione" legga il Mimo. è impossibile che il Mimo, prima di recitare, abbia letto il copione. è necessario che il Mimo, prima di recitare, abbia letto il copione.

L'interpretazione di "Mimica" proposta da Derrida. ha lo scopo di ricostruire ciò che Mallarmé ha effettivamente voluto dire e Derrida si preoccupa di mostrare che la sua interpretazione è la più plausibile anche dal punto di vista filologico. non ha lo scopo di ricostruire ciò che Mallarmé ha effettivamente voluto dire e per questo Derrida si disinteressa completamente di ogni indagine filologica sul testo che analizza. non ha lo scopo di ricostruire ciò che Mallarmé ha effettivamente voluto dire, anche se Derrida mostra che, anche dal punto di vista filologico la sua interpretazione, benché forzata, non può essere esclusa. ha lo scopo di ricostruire ciò che Mallarmé ha voluto dire inconsciamente e per questo Derrida si disinteressa completamente di ogni indagine filologica sul testo che analizza.

La pantomima di cui Mallarmé racconta. rappresenta la vicenda tragica di un personaggio tipico della tragedia francese, Pierrot, che uccide sua moglie per gelosia. nessuna delle risposte indicate è corretta. rappresenta la vicenda tragicomica di un personaggio tipico della Commedia dell'arte francese, Pierrot, che uccide sua moglie, facendola morire dalle risate. rappresenta la vicenda di un personaggio comico inventato da P. Margueritte, Pierrot, che uccide per sbaglio sua moglie.

Ulisse grammofono. Due parole per Joyce" viene pubblicato. nel 1967. nel 1987. nel 1957. nel 1977.

In un passaggio importante di "Introduzione a «L’origine della geometria di Husserl»", Derrida mette a confronto. Artaud e Van Gogh. Husserl e Joyce. Valéry e Freud. Platone e Mallarmé.

Per Derrida il testo di Joyce. può e deve essere sottoposto ad una operazione di "micrologia subatomica", che ingrandisce a dismisura ogni singola parola del testo per analizzarla nelle sue infinite implicazioni e nei suoi infiniti rimandi di significato. può essere compreso solo in uno sguardo di insieme, che colga la totalità del suo significato e dunque non deve essere sottoposto ad una operazione di "micrologia subatomica" di ogni singola parola. può e deve essere sottoposto ad una operazione di "micrologia subatomica", cioè ad una analisi storica che accerti l'autentico contesto di riferimento di tutte le espressioni e la genesi effettiva di ogni scelta linguistica. può e deve essere sottoposto ad una operazione di "micrologia subatomica", cioè ad una analisi semiotica, condotta principalmente con i metodi della linguistica strutturalista, che individui le strutture di significato che sono alla base del testo.

Secondo il prof. Feyles fenomenologia e decostruzione. non sono legate storicamente e sono diametralmente opposte dal punto di vista metodologico, perché la decostruzione è una analisi del vissuto, mentre la fenomenologia è una analisi di testi altrui, cioè di qualcosa che non è mai un vissuto proprio. non sono legate storicamente e sono diametralmente opposte dal punto di vista metodologico, perché la fenomenologia è una analisi del vissuto, mentre la decostruzione è una analisi di testi altrui, cioè di qualcosa che non è mai un vissuto proprio. anche se sono legate storicamente, sono diametralmente opposte dal punto di vista metodologico, perché la decostruzione è una analisi del vissuto, mentre la fenomenologia è una analisi di testi altrui, cioè di qualcosa che non è mai un vissuto proprio. anche se sono legate storicamente, sono diametralmente opposte dal punto di vista metodologico, perché la fenomenologia è una analisi del vissuto, mentre la decostruzione è una analisi di testi altrui, cioè di qualcosa che non è mai un vissuto proprio.

In "Due parole per Joyce". Derrida commenta due parole tratte dall'"Ulisse": "sì, sì'". Derrida commenta due parole tratte dal "Finnegans Wake": "he war". Derrida commenta due parole tratte dal "Finnegans Wake": "sì, sì'". Derrida commenta due parole tratte dall'"Ulisse": "he war".

Il linguaggio husserliano. è un linguaggio sempre polisemico e ambiguo ed è sempre legato ad una particolare circostanza di enunciazione. è un linguaggio che vuole essere tecnico ed è sempre legato ad una particolare circostanza di enunciazione. è un linguaggio polisemico, ambiguo che ha l'ambizione di essere universale. è un linguaggio che vuole essere tecnico e che ha l'ambizione di essere universale.

In un passaggio importante di "Sopra-vivere" Derrida spiega. che il suo modo di scrivere e il suo stile filosofico nascono da una esigenza comunicativa e dal desiderio di provocare e destare sorpresa. che il suo modo di scrivere ha una ragione ultima che è estetica e stilistica. che il suo modo di scrivere e il suo stile filosofico sono una sorta di messa in scena performativa dei problemi che la decostruzione teorizza. che il suo modo di scrivere e il suo stile filosofico nascono dalla necessità di instaurare un dialogo teoretico con i poeti e gli artisti.

Secondo il prof. Feyles la fenomenologia husserliana e la decostruzione. si distinguono la punto di vista metodologico perché la decostruzione è tendenzialmente assertiva e implica pochi rimandi essenziali alla storia del pensiero, mentre la fenomenologia è sempre critica e si presenta come una sorta di commento della storia della filosofia. si distinguono la punto di vista metodologico perché la fenomenologia è tendenzialmente assertiva e implica pochi rimandi essenziali alla storia del pensiero, mentre la decostruzione è sempre critica e si presenta come una sorta di commento della storia della filosofia. non si distinguono dal punto di vista metodologico, perché entrambe sono critiche e fondate sulla conoscenza della storia della filosofia, ma si distinguono nelle conclusioni teoriche. si distinguono la punto di vista metodologico perché la fenomenologia è tendenzialmente critica e implica pochi rimandi essenziali alla storia del pensiero, mentre la decostruzione è sempre assertiva e si presenta come una sorta di commento della storia della filosofia.

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