option
Cuestiones
ayuda
daypo
buscar.php

Lingua e letteratura latina

COMENTARIOS ESTADÍSTICAS RÉCORDS
REALIZAR TEST
Título del Test:
Lingua e letteratura latina

Descripción:
12cfu 2025 (Solo piattaforma)

Fecha de Creación: 2025/03/06

Categoría: Otros

Número Preguntas: 480

Valoración:(0)
COMPARTE EL TEST
Nuevo ComentarioNuevo Comentario
Comentarios
NO HAY REGISTROS
Temario:

Gli annales erano redatti da: i pontefici. i consoli. i censori. il dittatore.

Appio Claudio è considerato il padre: della storiografia. dell'elegia latina. dell'oratoria romana. del teatro.

I fescennini erano rappresentati durante: feste religiose. trionfi militari. feste campestri. funerali.

I Lares venivano invocati nei canti intonati dai: sacerdoti Salii. Fratres Arvali. Flamines Dialis. pontefici.

Il saturnio è suddiviso in: quattro unità ritmiche. tre unità ritmiche. cinque unità ritmiche. due unità ritmiche.

Il dramma a Roma era considerato: un ludus. un evento religioso. un evento politico. un evento elitario.

Il vaso di Duenos risale: al VI-V sec. d. C. al VI-V sec. a. C. al III sec. a. C. al II sec. a. C.

I carmina convivalia erano recitati: durante i trionfi. durante i funerali. durante i banchetti. durante le feste.

Il carmen Arvale: non aveva a che fare con la religione. era recitato dai Fratres Arvales. era recitato dai Salii. era recitato dal popolo.

Fu composto in saturni: il Sota di Ennio. il Bellum Poenicum di Nevio. il Bellum civile di Lucano. il Protrepticus di Ennio.

Livio Andronico fu affrancato da: 237 a.C. Claudio Nerone. Livio Salinatore. Claudio Salinatore.

L'Odusia è scritta in: 238 a.C. distici elegiaci. trimetri giambici. saturni.

La palliata si ispira a: 239 a.C. le commedie di Aristofane. le tragedie euripidee. le tragedie sofoclee.

Il partenio in onore di Giunone Regina fu cantato nel: 240 a.C. 207 a.C. 168 a.C. 146 a.C.

Gli autori dell'epoca classica: stimarono molto l'opera di Livio Andronico. ignorarono Livio Andronico. lo apprezzarono più di Ennio. giudicano rozze le opere di Livio Andronico.

Taranto era una colonia: etrusca. cartaginese. magnogreca. messapica.

L'Odissea fu preferita all'Iliade perché: più conforme agli interessi e allo spirito dei Romani. più breve e più agile da leggere. scritta in latino. posteriore in ordine di tempo.

Il metodo traduttivo di Livio Andronico: fu fedele al testo di partenza. fu fedele alla cultura del testo di partenza. mirò a romanizzare i contenuti del testo di partenza. non tenne affatto conto del testo di partenza.

Tra i grandi tragici, principale modello di Livio Andronico fu: Euripide. Menandro. Sofocle. Eschilo.

La minaccia che cagionò il carmen a Giunone era portata da: Pirro. Amilcare. Annibale. Asdrubale.

Nevio fu incarcerato per i suoi attacchi a: i Metelli e Scipione l'Africano. Catone. Marco Fulvio Nobiliore. Livio Andronico.

La commedia più nota di Nevio è: l'Aulularia. il Colax. l'Epicharmus. la Tarentilla.

Il Bellum Poenicum fu suddiviso in: sette libri. otto libri. tre libri. tre esadi.

Scopo dell'opera epica di Nevio è quello di: celebrare gli eroi romani. creare un epos nazionale. celebrare Enea. commemorare la vittoria romana nella prima guerra punica.

Ennio fu portato a Roma da: Catone. Scipione l'Africano. Quinto Cecilio Metello. Marco Fulvio Nobiliore.

L'Epicharmus era incentrato sulla filosofia: stoica. razionalistica. platonica. pitagorica.

Un nobile al quale Ennio fu in particolar modo legato era: Catone l'Uticense. Marco Fulvio Nobiliore. Scipione l'Emiliano. Gaio Lelio.

Gli Hedyphagetica sono un: trattato di gastronomia. poema epico. componimento satirico. dramma.

Il racconto degli Annales arrivava fino al: 187 a. C. 178 a. C. 133 a. C. 180 a. C.

La satira era: un piatto con pietanze diverse. una legge contenente varie proposte. un genere basato sulla varietà. la feroce critica dei costumi operata dai comici.

La commedia di argomento greco è definita: praetexta. togata. palliata. cothurnata.

Il dominus gregis era: il capocomico. il costumista. il magistrato. l'attore.

L'angiportum era: il sipario. un vicoletto. lo sfondo scenico. l'altare.

L'allestimento di scena e costumi spettava: al capocomico. al magistrato. all'autore. al choragus.

Il massimo periodo di splendore della tragedia greca si ebbe nel: IV sec. a. C. V sec. a. C. IV sec. d. C. III sec. a. C.

Il massimo autore della Commedia Antica fu: Menandro. Cicerone. Aristofane. Eschilo.

I ludi Romani si tenevano in: settembre. aprile. maggio. gennaio.

L'espressione dominus gregis si traduce: signore del gregge. pastore. capocomico. governatore.

Il primo teatro in pietra a Roma fu edificato nel: 65 a. C. 45 a. C. 55 d. C. 55 a. C.

La toga praetexta: era completamente bianca. era orlata di porpora. era indossata dalle persone comuni. era indossata dagli attori comici.

Nella sua carriera Catone fu aiutato: dagli Scipioni. da Cicerone. da Lucio Valerio Flacco. dai Metelli.

Catone votò contro l'abrogazione della: lex Oppia. lex Calpurnia. lex Caecilia Didia. lex Plautia Papiria.

Tra i modelli greci di Catone per le sue Origines c'è: Senofonte. Menandro. Erodoto. Callimaco.

Tra le virtù del buon proprietario terriero nel De agri cultura c'è: la modestia. la parsimonia. il coraggio. la generosità.

Catone fu soprannominato: il Questore. il Console. il Censore. il Dittatore.

Tra i discorsi più importanti di Catone è quello: sulla guerra. sulla pace. contro i Rodiesi. a favore dei Rodiesi.

L'opposizione alla cultura greca: non aveva alcun significato politico. aveva un preciso significato politico. nasceva da inimicizie personali. nasceva dall'inimicizia con gli Scipioni.

Catone disprezzava l'annalistica perché: tendeva a elogiare i membri delle grandi famiglie. era troppo prolissa. trascurava i fenomeni nella loro complessità. metteva al centro gli avvenimenti di un solo anno.

La villa immaginata da Catone: non prevede gli schiavi. prevede solo pochi schiavi. è fondata sull'opera di liberi contadini. prevede l'impiego di manodopera servile.

La fortuna di Catone aumentò: in età ciceroniana. nel II sec. d. C. nel III sec. d. C. in età umanistica.

Colui che selezionò le commedie autentiche di Plauto fu: Varrone. Cicerone. Catone. Orazio.

L'emblema dell'astuzia nel teatro plautino è: il senex. l'adulescens. il parassita. il servus.

L'unica commedia plautina che tratta l'adulterio femminile è: i Maenechmi. la Casina. l'Aulularia. l'Amphitruo.

Lo Pseudolus è datato al: 200 a. C. 119 a. C. 191 a. C. 192 a. C.

Protagonista del Miles gloriosus è: Pseudolo. Filocomasio. Pirgopolinice. Epidico.

L'adulescens: deve farsi aiutare da un servo per ottenere ciò che vuole. agisce in autonomia. chiede spesso aiuto al padre. si fa spesso aiutare da una cortigiana a raggirare uno schiavo.

Deriva da Menandro: la Rudens. lo Stichus. la Casina. la Vidularia.

I cantica sono: le esibizioni del coro tra un atto e l'altro. le parti in trimetri giambici. le parti in versi lirici. le parti recitate.

Rispetto alla commedia nuova: la palliata plautina si svolge senza intervalli. Plauto dà meno importanza al coro. Plauto dà più spazio all'introspezione psicologica. la palliata plautina privilegia tematiche borghesi.

Orazio: critica le scene lascive di Plauto. apprezza lo stile di Plauto. apprezza l'inventiva scenica di Plauto. critica la rozzezza stilistica di Plauto.

Concetto fondamentale dell'ideologia scipionica era: il mos maiorum. la virtus bellica. l'humanitas. la concordia fra i ceti.

Terenzio era originario: dell'Africa. di Sarsina. di Rudiae. di Capua.

Non rientra fra le critiche mosse a Terenzio: lo stile scialbo. l'eccessiva veemenza verbale. la contaminazione. quella di essere un prestanome.

Filosofo greco di punta del circolo degli Scipioni fu: Polibio. Lucilio. Panezio. Scipione Emiliano.

Scopo degli Scipioni era quello di: sostituire il vecchio ceto dirigente. creare a Roma una nuova cultura aristocratica. attuare riforme a favore del popolo. introdurre a Roma la letteratura greca.

Polibio era: uno storico. un filosofo. un filologo. un poeta.

L'Andria fu messa in scena nel: 164 a. C. 166 a. C. 161 a. C. 165 a. C.

Terenzio morì in: Spagna. Africa. Italia. Grecia.

Il verso con cui si suole definire l'humanitas figura: nell'Heautontimorumenos. nell'Andria. nell'Hecyra. negli Adelphoe.

Il servus in Terenzio: ha un ruolo centrale. conserva la centralità che ha in Plauto. perde il ruolo centrale che ha in Plauto. non figura mai sulla scena.

Pacuvio prese a modello: solo Euripide. solo Sofocle. la Commedia Nuova. i tre grandi tragediografi ateniesi del V sec. a. C.

L'ideologia di Accio: si apre agli influssi filellenici del circolo degli Scipioni. è fortemente conservatrice. apprezza le nuove mode letterarie. è avulsa dalla politica.

Lucilio: era un aristocratico che si dedicò esclusivamente all'ozio letterario. era uno schiavo affrancato. era un aristocratico che abbinò l'ozio letterario alla carriera politica. era un cavaliere romano dedito ai commerci.

Pacuvio: non introdusse alcun ché. introdusse l'esametro in latino. introdusse in latino i composti in -gena e -genus. introdusse i composti in -fer e -ger.

La morte di Pacuvio avviene a: Roma. Napoli. Siracusa. Taranto.

Nel Decius Accio: critica le famiglie aristocratiche. riscrive le origini di Roma. celebra una famiglia aristocratica. propone una rivoluzione politica.

Il Tereus: fu rappresentato dopo la morte di Cesare. non si ispirava a un modello greco. non ebbe legami con la morte di Cesare. non si prestava a rimandi politici.

Prima di Lucilio: la satira era stata praticata da Livio Andronico. la satira non era mai stata praticata. la satira era stata praticata da Ennio. la satira era stata praticata da Nevio.

Lucilio: apparteneva al partito di Catone. apparteneva al circolo degli Scipioni. era un intellettuale indipendente. era un greco trapiantato a Roma.

La polemica letteraria nelle Satire di Lucilio: è completamente assente. occupa un posto di rilievo. affiora solo una volta. è un tema dominante.

La storiografia postcatoniana: la conosciamo in maniera approfondita. ha come personalità di rilievo Polibio. ci è giunta solo in frammenti. ha come personalità di rilievo tacito.

Fare storia pragmatica corrisponde al latino: historiam narrare. historiam scribere. annales relinquere. res gestas perscribere.

Nei suoi commentarii Silla: difende la propria politica. ammette i propri errori. attacca i membri degeneri del suo partito. delinea un progetto di governo.

Di Cornelio Sisenna: restano solo frammenti storici. restano solo frammenti retorici. restano frammenti di fabulae Milesiae. restano frammenti poetici.

Una buona eloquenza: serviva solo a chi non avesse intrapreso la carriera politica. era indifferente per la carriera politica. non serviva per la carriera politica. era indispensabile per la carriera politica.

Secondo Cicerone, i maggiori oratori dell'età precedente alla sua sono: Lucio Licinio Crasso e Marco Antonio. Marco Antonio e Gaio Gracco. Scipione Emiliano e Gaio Lelio. Lucio Licinio Crasso e Servio Sulpicio Rufo.

La Rhetorica ad Herennium: è un manuale di retorica. è un dialogo sulla retorica. è un trattato filosofico. è un poema didascalico.

Gli analogisti studiavano soprattutto: l'uso. le regole grammaticali. le eccezioni della lingua. le analogie tra una lingua e l'altra.

La povertà del pensiero scientifico latino va messa in relazione con: l'esiguo numero di traduzioni dal greco. l'atteggiamento dei dotti. l'atteggiamento della classe dirigente. il rifiuto della cultura filosofica greca nel suo insieme.

Condotta di vita ideale secondo la Stoa era: l'atarassia. la vita secondo natura. il vivere nascosti. la vita politica.

Le due principali fazioni in lotta tra il II e il I sec. a. C. sono: cavalieri e senatori. populares e optimates. cavalieri e popolo. senatori e popolo.

Silla detenne il potere come: re. princeps. dittatore. console.

Massimo esponente della poesia neoterica fu: Lucrezio. Catullo. Cicerone. Lutazio Catulo.

I populares si fondano: sull'aristocrazia. sui cavalieri. sulle gentes. sul popolo.

La guerra giugurtina: si risolse in un disastro per Roma. fu risolta rapidamente da Roma. mise a nudo i contrasti tra cavalieri e senatori. fu irrilevante dal punto di vista socio-politico.

Mario morì: nell'84 a. C. nell'86 a. C. nell'86 d. C. nel 100 a. C.

Silla: abolì il tribunato della plebe. abolì il senato. abolì il consolato. instaurò una monarchia anche di nome.

Nella guerra civile tra Cesare e Pompeo il senato si schierò: dalla parte di Pompeo. dalla parte di Cesare. dalla parte dei consoli in carica. dalla parte dei populares.

Per l'età cesariana: disponiamo di molte più fonti rispetto alle epoche passate. disponiamo di meno fonti rispetto alle epoche passate. è rimasta soltanto la testimonianza ciceroniana. non abbiamo alcuna fonte scritta superstite.

Catullo: fu attivamente impegnato in politica. predicava il distacco dalla vita politica alla maniera epicurea. non fece carriera politica. fu avvocato e politico.

Il biasimo di Cicerone nei confronti dei neoteroi è di natura: politica. morale e sociale. personale. giuridica.

Si pensa che il caposcuola dei neoteori fosse: Catullo. Licinio Calvo. Elvio Cinna. Valerio Catone.

La poesia erotica tardò a penetrare a Roma perché: si temeva causasse un rilassamento dei costumi. non vi erano modelli ellenistici. i Romani non conoscevano Callimaco. si temeva potesse soppiantare il poema epico nazionale.

Il liber catulliano: fu ordinato da Catullo stesso. è formato da componimenti ideati tutti per una medesima occasione. fu ordinato da un editore postumo. si compone di poesie e di prose d'arte.

La maggior parte della vita di Catullo si svolse a: Verona. Roma. Milano. Napoli.

Nel suo complesso il liber può essere suddiviso in: due blocchi più il carme incipitario. tre blocchi oltre al carme incipitario. tre blocchi. due blocchi.

Il passero della donna acquista piena vitalità: in virtù del contatto con la padrona. in quanto animale considerato nella sua autonomia. perché appartiene al poeta. per i riferimenti dotti che riesce a evocare.

La manifestazione passionale dell'amore è indicata con l'espressione: odi et amo. bene velle. amare. foedus amicitiae.

Il foedus amoris: ha piena validità giuridica secondo le norme ufficiali. surroga e sostituisce il legame matrimoniale. è un mero espediente letterario senza attinenza con la realtà. viene violato soprattutto dal poeta.

Il carme 62 è un: epillio. epigramma. poemetto. epitalamio.

Cicerone riconosce al poema lucreziano: ispirazione, ma poca raffinatezza. ispirazione ed anche raffinatezza. raffinatezza, ma poco ingenium. profondità filosofica, e ne approva l'ideologia.

Nell'inno esordiale Venere: è lodata in quanto madre di Enea. figura in quanto dea dell'amore sensuale. è lodata con religiosa devozione. corrisponde alla forza generatrice della natura.

Il mito: è completamente assente dal poema. conserva il pieno valore tradizionale. ha valore puramente simbolico nell'esordio. è centrale nella filosofia epicurea.

La predicazione di Lucrezio è rivolta: ai ceti subalterni. a patrizi e plebei. esclusivamente a Memmio. all'élite aristocratica.

Memmio: era un poeta epicureo. era un membro della nobilitas. era un plebeo di cui nulla si conosce. era un magistrato di alto rango.

I sei libri del De rerum natura sono divisi in: tre coppie. due coppie e due libri singoli. un gruppo di quattro libri e un altro di due. due gruppi da tre libri.

Il modello di Ennio si avverte a livello: strutturale. filosofico. stilistico. concettuale.

Merito di Epicuro è quello di: aver convinto gli uomini a non partecipare alla vita politica. aver scritto il Perì physeos. aver liberato il mondo dalle paure della religione. aver liberato il mondo dalla guerra.

L'angoscia maggiore che tormenta l'uomo è: l'irrazionalità. il timore della morte. la paura delle malattie. la paura della guerra.

All'irrazionalismo, secondo Lucrezio, ci si oppone con: il mito. la religione. la ragione. la vita politica.

L'alfabeto latino: deriva da quello greco. deriva da quello greco delle colonie, con la mediazione etrusca. deriva da quello etrusco. dà origine a quello fenicio.

La corretta scansione metrica di patria è: pa-tria. pat-ria. pa-tri-a. patri-a.

Se la penultima sillaba di una parola è breve: è anche accentata. l'accento non risale oltre la terzultima. cade sull'ultima. l'accento cade sulla terzultima.

Il rotacismo: non riguarda le consonanti. avviene attorno al 300 a. C. riguarda le consonanti velari. è un fenomeno vocalico.

In latino: non si ha una differenza grafica tra u e v. non si ha una differenza fonetica tra u e v. l'alfabeto coincide in toto con quello italiano. si ha una differenza grafica tra maiuscole e minuscole.

Rientra fra i dittonghi: ai. ao. ui. ae.

Quando si ha l'incontro di due o più consonanti: la prima va unita alla vocale che precede, l'altra o le altre a quella che segue. tutte fanno sillaba con la vocale che segue. tutte fanno sillaba con la vocale che precede. si possono suddividere a piacere tra la sillaba precedente e quella seguente.

La legge della baritonesi stabilisce che: l'ultima sillaba di una parola latina può portare accento. l'ultima sillaba di una parola latina porta accento se la penultima è breve. l'ultima sillaba di una parola latina non può portare accento. l'ultima sillaba di una parola latina porta accento se la penultima è lunga.

Per apofonia s'intende: rafforzamento di un suono. indebolimento di un suono. indebolimento di una consonante. rafforzamento di una vocale.

L'enclitica: non modifica la posizione dell'accento. porta sempre accento. modifica la posizione dell'accento soltanto se è bisillabica. attira l'accento sulla sillaba immediatamente precedente ad essa.

Il significato di una parola è contenuto: nel tema. nella desinenza. nella radice. nei suffissi.

La quinta declinazione: non annovera affatto il maschile. annovera neutri. ha l'ablativo uscente in -e o in -i. non ha la flessione completa per tutti i sostantivi.

Le informazioni grammaticali sono contenute: nella radice. nel tema. nella desinenza. negli affissi.

Un affisso posto dopo la radice prende il nome di: prefisso. suffisso. desinenza. terminazione.

Il complemento di specificazione è espresso in caso: genitivo. dativo. accusativo. nominativo.

I casi obliqui sono: nominativo e genitivo. dativo e accusativo. genitivo dativo e ablativo. dativo e ablativo.

Il vocativo singolare in -e è presente solo: nei sostantivi neutri di seconda declinazione che al nominativo singolare escono in -us. nei sostantivi maschili di seconda declinazione che al nominativo singolare escono in -us. nei neutri di quarta che al nominativo singolare escono in -us. nei maschili di prima declinazione.

L'accusativo plurale di nomen è: nomines. nominum. nominos. nomina.

I neutri della quarta declinazione: hanno il plurale identico in tutti quasi i casi. hanno il genitivo plurale in -orum. hanno il singolare identico in quasi tutti i casi. si declinano esattamente come i maschili e i femminili.

Genitivo singolare di dies è: dius. diei. diem. diae.

Gli aggettivi pronominali: seguono la flessione dei pronomi. fungono sintatticamente da pronomi. nel genitivo e nel dativo singolari condividono le uscite tipiche dei pronomi. si declinano come aggettivi della seconda classe.

L'accusativo plurale femminile del pronome relativo è: quibus. quās. quăs. quōs.

In latino esistono: quattro classi aggettivali. tre classi aggettivali. due classi aggettivali. cinque classi aggettivali.

Rientra fra gli aggettivi a un'uscita: fortis. celeber. omnis. felix.

Rientra tra gli aggettivi pronominali: tantus. solus. fortis. neuter.

Rientra fra gli aggettivi di prima classe: bonus. ego. fortis. felix.

Rientra tra i dimostrativi latini: qui. idem. ille. tantus.

Il dativo di nos è: nostri. nostrum. nos. nobis.

Ablativo singolare di ipse è: ipsi. ipso. ipsa. ipsum.

I pronomi indefiniti: indicano qualcosa in maniera generica. indicano qualcosa in maniera specifica. indicano l'appartenenza di qualcosa. indicano l'origine di qualcosa.

Rispetto all'italiano, il latino è privo del: gerundio. supino. condizionale. congiuntivo.

Il tema del perfetto si ricava: dalla quarta voce del paradigma. dall'ultima voce del paradigma. dalla seconda voce del paradigma. dalla terza voce del paradigma.

Il verbo possum: è un composto di sum. è un composto di sum solo nei tempi dell'infectum. è un composto di sum solo nel perfectum. è un composto di poteo.

Il modo: segnala il rapporto del verbo col soggetto. può essere attivo o deponente. segnala l'atteggiamento di chi parla o scrive rispetto all'azione espressa dal verbo e all'interlocutore. può essere presente o perfetto.

L'opposizione fondamentale del sistema latino è quella: tra infectum e perfectum. tra presente e perfetto. tra presente e futuro. tra numero e persona.

Le coniugazioni regolari in latino: sono tante quante in italiano. sono meno che in italiano. sono più che in italiano. sono molte di più che in italiano.

Il tema del presente si ricava: dalla prima persona del presente indicativo. dal supino. dall'infinito presente. dalla seconda persona singolare del presente indicativo.

Novi: è usato solo nella forma presente. è usato solo nella forma del perfetto. è usato solo nel futuro. ha forma identica tra presente e perfetto.

Tipici verbi impersonali sono: i verbi al perfetto. i perfetti-presenti. i verbi atmosferici. i verbi difettivi.

Gli incoativi: indicano il momento finale di un'azione. rafforzano il significato del verbo di base. non implicano alcun mutamento del significato del verbo di base. indicano il momento iniziale di un'azione.

Quando è usato come copulativo, videor regge: un'infinitiva retta da un accusativo. un accusativo. un predicativo del soggetto. un predicativo dell'oggetto.

L'accusativo indica: solo il complemento oggetto. solo il complemento di moto a luogo. il soggetto. estensione nel tempo e nello spazio.

Nell'espressione metus hostium, "la paura dei nemici" è presente un: genitivo soggettivo. genitivo oggettivo. un genitivo che può essere interpretato sia come oggettivo che come soggettivo. un genitivo di pertinenza.

Il dativo d'agente: figura con la perifrastica attiva. non figura mai in frase indipendente. esprime il complemento di unione. figura con la perifrastica passiva.

L'ablativo propriamente detto: non si trova nel latino storico. esprime l'allontanamento. esprime lo strumento. viene a coincidere, in epoca storica, con il locativo.

I titoli di opere sono espressi con: il vocativo. l'ablativo. il nominativo. il dativo.

L'accusativo di relazione: è diffuso soprattutto nei testi di genere umile. è costruito sul greco. indica un complemento di causa. indica un complemento di moto a luogo.

Il genitivo indica: appartenenza. separazione. estensione. limitazione.

Il dativo di possesso si presenta in combinazione col verbo: dico. facio. habeo. sum.

Il complemento di limitazione rientra nell'ablativo: propriamente detto. strumentale-sociativo. locativo. di causa.

Il valore conativo dell'imperfetto indicativo: esprime il tentativo di compiere l'azione espressa dal verbo. esprime la ripetitività dell'azione compiuta nel passato. esprime un'azione compiuta nel passato. esprime il risultato nel presente di un'azione compiuta nel passato.

Nell'uso dei tempi nelle lettere: i passati vanno tradotti come presenti. quel che è accaduto ieri va riferito all'oggi. viene assunto il punto di vista del destinatario. nella traduzione bisogna sempre rispettare i tempi latini.

Per stabilire un rapporto di contemporaneità quando nella reggente il predicato è al perfetto indicativo, nella subordinata di primo grado troveremo: il futuro semplice. l'imperfetto o, meno spesso, il perfetto. il presente. il piuccheperfetto.

Il presente storico: rende l'azione più vivida al lettore. serve ad attenuare il perfetto. corrisponde a un futuro. coincide col presente esclamativo.

Il piuccheperfetto: ha tipicamente valore proprio. può essere utilizzato nelle frasi indipendenti. ha valore relativo e viene usato solo nelle subordinate. descrive un'azione compiuta nel passato.

Il perfetto gnomico si usa: per esprimere un'azione compiuta nel futuro. per esprimere il presente. per esprimere massime. per esprimere un'azione compiuta nel passato.

Il futuro semplice: equivale al futuro anteriore. descrive un'azione che si svolgerà nel futuro. è un tempo relativo. è un tempo storico.

Nello stile epistolare l'espressione eo die corrisponde a: pridie. cras. heri. hodie.

Nella frase ignoro quid feceris tra principale e subordinata sussiste un rapporto di: contemporaneità. anteriorità della subordinata. anteriorità della principale. posteriorità della subordinata.

Tra i seguenti è un tempo principale nell'indicativo: piuccheperfetto. imperfetto. perfetto. perfetto-presente.

Tra le seguenti frasi una non contiene un falso condizionale: paene omnia dixi. non negaverim tristem atrocemque vobis visam orationem meam. longum est enumerare omnia proelia Hannibalis. ad mortem te, Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat.

Nella frase ne erraveris sane: certe imprudens fuisti è presente un congiuntivo di tipo: concessivo. dubitativo. potenziale. esortativo.

L'imperativo presente negativo si esprime di solito con: non + infinito presente. ne + congiuntivo presente. ne + congiuntivo perfetto. ne + congiuntivo imperfetto.

L'indicativo: è il caso dell'ipotesi. esprime obiettività. esprime un ordine. esprime un desiderio.

Tra italiano e latino: l'uso dell'indicativo è generalmente analogo. l'indicativo ha significati molto diversi. l'indicativo cambia solo nei tempi dell'infectum. l'indicativo cambia solo nei tempi del perfectum.

La traduzione di un indicativo latino con un congiuntivo italiano è ammessa con: il falso condizionale. le particelle correlative. i verbi sinonimi di possum. i verbi difettivi.

La negazione dei congiuntivi volitivi è: non. nonne. ne. haud.

Utinam si accompagna a un congiuntivo: irreale. suppositivo. eventuale. ottativo.

Sane si accompagna a un congiuntivo: concessivo. ipotetico. volitivo. esortativo.

L'imperativo futuro: è una forma presente in italiano. esprime un ordine rivolto al futuro. coincide con l'imperativo presente. è forma non attestata negli autori classici.

L'infinito viene usato come complemento oggetto: con altri verbi all'infinito. quando è retto da verbi impersonali. coi verbi servili. con il genitivo di pertinenza.

Quando il participio è perfetto, l'ablativo assoluto prevede: transitivi attivi e deponenti intransitivi. intransitivi attivi. deponenti transitivi. tutti i verbi.

Il gerundio: si usa nella perifrastica passiva. completa la flessione dell'infinito. non può alternarsi col gerundivo quando il nome verbale è all'ablativo semplice. si traduce col gerundio italiano.

Il supino attivo: funge da complemento di limitazione. è un accusativo alla greca. si usa in dipendenza da verbi statici. è un nome verbale di IV declinazione.

L'infinito: ha 4 tempi. ha 3 tempi. ha un solo tempo. ha tutti i tempi dell'indicativo.

Hanno il participio perfetto: tutti i verbi. solo i deponenti transitivi. i verbi transitivi attivi e i deponenti intransitivi. solo i verbi transitivi attivi.

Il participio si dice congiunto quando: concorda in caso genere e numero con un sostantivo. concorda con un elemento della frase e specifica le circostanze in cui si svolge l'azione. si unisce a un pronome. si traduce con un aggettivo.

Il gerundivo: è presente in italiano. è un sostantivo verbale. è sempre passivo. è sempre attivo.

La perifrastica passiva: si forma col gerundivo e il verbo sum. si forma col participio futuro e il verbo sum. indica imminenza e predestinazione. indica un comando.

Il supino passivo: funge da complemento di limitazione. è un accusativo alla greca. si usa in dipendenza da verbi statici. è un nome verbale di III declinazione.

Si parla di asindeto: quando sono usate congiunzioni subordinanti. quando non sono usate congiunzioni coordinanti. quando non sono usate congiunzioni subordinanti. quando sono usate congiunzioni coordinanti.

Nelle domande retoriche la particella num attende: risposta negativa. risposta affermativa. risposta incerta. nessuna risposta.

Le proposizioni circostanziali: fungono da soggetto. fungono da attributi. fungono da complementi indiretti. completano in modo fondamentale l'informazione della principale.

Negli scrittori classici l'attrazione modale: si ha soprattutto in dipendenza da tempi storici. avviene soprattutto in dipendenza da tempi principali. avviene quando lo scrittore esprime il proprio pensiero. concerne i tempi verbali.

La coordinazione: pone due frasi su diversi piani sintattici. pone due frasi sullo stesso piano sintattico. è usata solo in prosa. è usata solo in poesia.

La subordinazione: pone due frasi su diversi piani sintattici. pone due frasi sullo stesso piano sintattico. è usata solo in prosa. è usata solo in poesia.

Il primo membro di una interrogativa disgiuntiva può essere introdotto da: an. quae. utrum. uter.

La finale negativa è introdotta da: ut. non. ita. ne.

Le avversative sono introdotte da: ut. cum + congiuntivo. quod. donec.

Il congiuntivo caratterizzante: si usa per esprimere un pensiero che non coincide con quello dello scrivente. si usa per esprimere una caratteristica tipica di una persona. esprime una congettura. esprime un'eventualità.

La collocazione dell'accento latino: è fissa, sempre sulla penultima sillaba. va sulla penultima sillaba se la terzultima sillaba è breve. va sulla terzultima sillaba se la penultima sillaba è breve. va sulla terzultima vocale se la penultima vocale è breve.

Il nesso muta cum liquida: può anche essere separato nella sillabazione. non si deve mai scindere nella sillabazione. non va mai scisso prima di vocale breve. fa sempre sillaba con la vocale che precede.

Accentus è calco del termine greco: prosodia. metrica. quantità. tono.

Le enclitiche: lasciano invariata la struttura prosodica di una parola. attirano l'accento sulla sillaba che le precede. ricevono sempre l'accento. sono sempre polisillabiche.

L'accento cade sulla terzultima sillaba quando: la prima è breve. l'ultima è lunga. la terzultima è breve. la penultima è breve.

Arpinàs: rispetta le leggi prosodiche. è accentato sulla terzultima. è un caso di ossitonia secondaria. è accentato sulla penultima.

Una consonante compresa fra due vocali: fa sillaba con la precedente. fa sillaba con entrambe. fa sillaba con la successiva. fa sillaba a sé.

La poesia latina: è quantitativa. è accentativa. è melodica. è ritmica.

La seconda i di mihi è: lunga. breve. nessuna delle precedenti. ancipite.

Ortotonico vuol dire: accentato sull'ultima sillaba. dotato di un proprio accento. accentato sulla prima sillaba. non dotato di un accento proprio.

La sinalefe: si quando due vocali che non formano dittongo si fondono. si ha prima di es o est. è rara nella poesia classica. è più frequente in Virgilio che in Lucano.

Gli ictus: fanno parte della metrica classica. in metrica corrispondono sempre a quelli di parola (o grammaticali). cadono di solito sui longa. corrispondevano a un'effettiva elevazione di pronuncia sulla sillaba accentata.

Si ha prodelisione nel nesso: incertum est. incertum sum. incerta eram. incerti erimus.

Si ha sinizesi nel termine: solum. Tereo. poeta. moneta.

Si ha il fenomeno della s caduca nel nesso: incerta sum. poetas salutant. manibus divis. puellas basiant.

Lo iato: è ben più diffuso della sinalefe nella poesia latina. è raro rispetto alla sinalefe nella poesia latina. avviene nell'incontro fra una consonante e una vocale. avviene nell'incontro fra due consonanti.

Catalettico è detto un verso: che si apre con un piede raddoppiato. che si apre con un piede decurtato. che si chiude con un piede intero. che si chiude con un piede decurtato.

Tra un verso e l'altro: può non esserci interruzione di sinafia. deve esserci interruzione di sinafia. può esserci un legamento fonetico. c'è sempre una continuità metrica.

Incisione significa: che un verso appare spezzato. che un verso contiene un inciso. una fine di parola coincidente con una determinata sede del verso. che i piedi sono decurtati.

Unità di base dei singoli versi sono i: piedi. metra. kola. membri.

Lo studio della storia della lingua latina concerne: soltanto la lingua scritta. soltanto la lingua parlata. sia la lingua scritta che la lingua parlata. soltanto le manifestazioni epigrafiche di una lingua.

Tra i documenti di prima mano rientra: un'opera letteraria. un'epigrafe. una legge romanobarbarica. un trattato di medicina.

L'approccio diatopico: si applica soltanto alle epigrafi. considera le variazioni di una lingua in base alla classe sociale di parlanti e scriventi. studia una lingua nel suo sviluppo storico. considera le variazioni di una lingua a seconda del luogo.

Tra i seguenti, non è un strumento della storia della lingua latina: le edizioni critiche. le registrazioni vocali. i lessici. gli indici.

Il memento di sistematizzazione della lingua latina coincide con: l'età arcaica. l'età argentea. l'età ciceroniana. l'età umanistica.

Le differenziazioni linguistiche operate da gruppi professionali sono dette: lingue tecniche. lingue speciali. lingue di professione. lingue dotte.

Le epigrafi sono raccolte: nel CLIL. nel CLEL. nel CEL. nel CIL.

Il materiale scrittorio più usato nell'antichità fu: il legno. il bronzo. il papiro. la pietra.

L'approccio diacronico studia una lingua: in una determinata epoca storica. nel suo divenire storico. nelle sue differenze a seconda degli strati sociali. nelle sue differenze a seconda del luogo.

Il cristianesimo: sancì una grande trasformazione della lingua latina. non comportò alcuna modifica della lingua. agì soltanto nel latino dei cristiani. assimilò il latino al greco.

Un'espressione che definisca l'apofonia può essere: mutamento di consonante. mutamento di una vocale in consonante. mutamento di una lingua per influssi dialettali. alternanza vocalica.

Esempio del latino di Roma è: la cista Ficoroni. la fibula Praenestina. il cippo del Foro Romano. l'iscrizione di Faleri.

Il latino e l'italico: sono la stessa lingua. sono due realtà linguistiche contrapposte. sono la medesima realtà linguistica. sono in continuo scambio reciproco.

Le Dodici Tavole: le conosciamo grazie alle citazione degli autori classici. le conosciamo per via diretta. ci sono pervenute nella loro versione integrale. furono redatte nell'età di Cesare.

Tra i dialetti latini rientra: l'etrusco. l'osco-umbro. il messapico. il greco.

Riusciamo a ricostruire l'indoeuropeo: mediante documenti scritti. mediante le citazioni degli autori antichi. grazie al metodo comparativo. grazie alle epigrafi.

I Protolatini penetrarono nella penisola italica: nel II millennio a. C. nel I millennio a. C. nel II millennio d. C. nell'VIII secolo a. C.

Il falisco era parlato a: Preneste. Roma. Civita Castellana. Firenze.

Tra i dialetti latini e quello di Roma: prevalsero quelli latini. prevalse quello di Roma. prevalse una lingua ibrida. non prevalse nessuno.

Dell'indoeuropeo: si può ricostruire tutto mediante il metodo comparativo. si possono ricostruire le radici conservatesi nelle lingue che da esso derivano. si possono ricostruire solo la morfologia e la sintassi. si può ricostruire solo il lessico.

La lingua parlata: è fedelmente riprodotta dai testi scritti. rimase immutata nel tempo. è riprodotta solo nelle commedie. ha l'unica base documentaria in alcuni tipi di scritto.

Nel linguaggio colloquiale: l'uso dei pronomi è meno vincolato alle regole che nello scritto. nomi e verbi non rispettano i modelli flessionali. gli anacoluti sono meno frequenti che nello scritto. le espressioni negative devono essere sempre rafforzate.

Può essere tradotta con "parli troppo" l'espressione: effuttiretis. fabulae. facessat. oganniat.

Un aspetto del parlato è: l'accusativo dell'oggetto. l'accusativo di relazione. l'accusativo esclamativo. il genitivo di pertinenza.

Nei brani dialogici Terenzio: tenta soluzioni stilistiche ricercate. mira a sorprendere l'ascoltatore. imita Plauto. cerca di avvicinarsi al linguaggio naturale.

Terenzio: è più incisivo dal punto di vista stilistico. è meno potente di Plauto nel linguaggio. è tanto incisivo di Plauto nel linguaggio. adopera uno stile aulico rispetto a Plauto.

Nella lingua corrente: ai composti furono preferiti i verbi semplici. alle forme complesse furono preferite quelle semplici. ai verbi semplici furono preferiti i composti. si preferì il dativo all'accusativo preposizionale.

Si ha un anacoluto: quando un soggetto concorda con più predicati. quando il soggetto non concorda col predicato. quando il predicato non è espresso. quando è presente un predicativo del soggetto.

Nella lingua di Plauto: domina il parlato. la lingua volgare si presenta nella sua forma genuina. colloquiale e stilizzato si intersecano. l'artificio e la stilizzazione dominano.

Lo scritto e il parlato si differenziano: per il diverso rapporto tra gli interlocutori. per la scelta dei vocaboli. per gli effetti della comunicazione. per le diverse regole sintattiche.

Poeta doctus significa: poeta ispirato. poeta impetuoso. poeta d'amore. poeta erudito.

La glossa è: un termine raro ed esotico. una poesia difficile da capire. un termine greco traslitterato in latino. un forma di calco semantico.

L'esametro. è il metro originario della poesia romana. è un metro mutuato dai Romani dall'epica greca. è il metro del Bellum Poenicum di Nevio. fu introdotto da Livio Andronico.

Modello linguistico di Lucrezio fu: Virgilio. la poesia arcaica in generale. Ennio. Omero.

Tratto arcaico è: l'accusativo singolare in -im dei nomi di terza declinazione con tema in -i-. il genitivo singolare femminile di prima declinazione in -as. l'uscita della terza persona plurale in -unt. la desinenza della seconda persona singolare in -re.

Il genitivo in -ai: è un arcaismo fonetico. non è un arcaismo, perché si trova in Lucrezio. è un arcaismo sintattico. è un arcaismo morfologico.

Modello di stile di Lucrezio fu: Virgilio. Nevio. Ennio. Epicuro.

Il circolo poetico di Catullo fu da Cicerone definito: poetae novi. alessandrino. ellenistico. amoroso.

Virgilio: adopera massicciamente gli arcaismi. limita l'uso di arcaismi. usa uno stile eccessivamente ricercato. forma periodi contenuti in molti esametri.

Alle sue origini la letteratura latina: fu originale. fu letteratura di traduzione. nacque senza influssi esterni. nacque da quella etrusca.

A influire sul primo sviluppo della prosa latina furono: l'immigrazione a Roma di gente proveniente dal contado. religione e diritto. le teorie di Cicerone. la poesia enniana.

Concinnitas equivale a: rapidità sintattica. simmetria tra i diversi elementi di un periodo. espulsione di elementi non puramente romani. uso di clausole ritmiche.

Esempio di lingua prosaica arcaica fu: Ennio nei suoi Annales. Cicerone. Catone Uticense. Catone il Censore.

Nel I secolo a. C.: la lingua era ancora incerta dal punto di vista grammaticale. la lingua fu affinata. fu normata ad opera dei grammatici. rimase identica a quella dell'età arcaica.

Gli elementi rustici in età classica: furono valorizzati. furono progressivamente isolati. furono ripresi con cautela. furono introdotti in poesia.

Nel lessico ci si attenne al criterio: della concinnitas. della rapidità. dell'elegantia. della convenienza.

Cesare e Cicerone: accordarono preferenza a donec rispetto a dum. preferivano soluzioni inattese. introdussero parole sorprendenti e inusitate. preferirono dum a donec.

Per clausola si intende: una determinata alternanza fra sillabe lunghe e brevi alla fine della frase. la chiusura di un periodo che deve essere sempre costituita da un verbo. la conclusione di un'opera letteraria. un articolo di un contratto.

Rispetto a Cicerone, Tito Livio: preferì le congiunzioni. preferì esplicitare i rapporti logico-sintattici tra le frasi. preferì i costrutti participiali. rifiutò la concinnitas.

La formalizzazione del linguaggio: avviene nella poesia. avviene nella religione e nel diritto. avviene nel parlato. avviene nelle comunicazioni statali.

Per semnòtes s'intende: austerità. eleganza. storiografia. esuberanza.

Il movimento arcaizzante: nasce all'interno della Seconda Sofistica. propugnava un ritorno ad Ennio. preferisce le parole nuove a quelle vecchie. trova il suo massimo esponente in Tacito.

Plinio il Giovane: preferiva la ricerca di parole rare. cercò di conciliare tradizione e innovazione linguistica. preferiva decisamente il periodare ciceroniano, senza nessuna concessione al nuovo gusto. propende per lo stile solenne di Tacito.

Lo stile di Lucano si caratterizza: per la ricerca della chiarezza. per i toni solenni. per una forte espressività. per la concinnitas.

Per Seneca l'evoluzione stilistica: è legata al mutamento del gusto. è dettata da fattori esterni alla letteratura. rappresenta un rifiuto anche ideologico di Cicerone. è legata all'inquietudine del periodo storico.

Lo stile di Tacito nelle opere storiografiche: presenta un'impronta ciceroniana. rifiuta la concinnitas. si caratterizza per la ricerca della limpidezza. rispetta accuratamente i canoni del classicismo augusteo.

Apuleio: è un esponente del classicismo augusteo. è un esponente della Seconda sofistica. è un esponente della reazione antisenecana. adotta uno stile piano e terso.

Lo stile di Apuleio: abbonda di figure retoriche. rifiuta l'uso eccessivo della retorica. è molto semplice e lineare. si compone di frasi spezzate.

Tra i massimi esponenti del movimento arcaizzante fu: Nevio. Ennio. Frontone. Tacito.

Ad essere adottate come testo di scuola furono: le opere di Sallustio. le opere di Virgilio. le opere di Lucano. le opere di Ennio.

Quale delle seguenti non rientra tra le fonti di ricostruzione del latino volgare: le orazioni di Cicerone. le lettere di Cicerone. la Peregrinatio Aetheriae. i colloqui fra liberti alla Cena di Trimalchione.

Il sistema vocalico volgare: riduce il numero dei timbri. si arricchisce di un accento intensivo. si trasforma prima nelle vocali aperte, poi in quelle chiuse. perde il tratto della quantità.

La terza coniugazione nel latino volgare: si fonde con la quarta. prende il sopravvento sulla seconda. può essere introdotta da congiunzioni che nel latino classico introducono una causale. si fonde con la prima.

Nel latino volgare la dichiarativa: è espressa da accusativo + infinito. prevede sempre l'uso del congiuntivo. può essere introdotta da congiunzioni che nel latino classico introducono una causale. è introdotta da qui.

Segna, tra le seguenti affermazioni, quella falsa: ire ha sopravvento su vadere. nel latino volgare si ricercano le parole e le espressioni più piene. testa assume un significato ben diverso da quello che ha nei testi classici. gli incoativi hanno il sopravvento sui verbi semplici.

La Peregrinatio Aetheriae racconta: le avventure di una matrona romana. un pellegrinaggio in Terra Santa. l'epopea di un eroe. un episodio di vita quotidiana.

Nel latino volgare: i verbi deponenti prendono il sopravvento su quelli attivi. si hanno solo verbi semideponenti. verbi attivi e deponenti si confondono. le desinenze classiche cadono del tutto in disuso.

Il perfetto nel volgare: viene espresso anche in forma perifrastica. rimane identico alla lingua letteraria. conosce un verbo e proprio stravolgimento nelle desinenze. si fonde col piuccheperfetto.

Gli incoativi nel volgare: mantennero la loro valenza originaria. si fusero con i frequentativi. persero la loro natura verbale. persero la loro valenza originaria.

Alcune caratteristiche del latino tardo: non trovano fondamento nella grammatica latina. non affiorano nel latino classico ma in quello arcaico. sono dovute a sconvolgimenti dettati da Cicerone. si rifanno allo stile senecano.

Le Mémoires d'Hadrien prendono l'avvio da: un'epistola di Marco Aurelio ad Adriano. un'epistola di Adriano a Marco Aurelio. un'orazione. un'episola di Adriano ad Antonino Pio.

Uno dei pilastri della ricerca condotta da Marguerite Yourcenar per la stesura del romanzo è: Dione Cassio. Spartaco. Svetonio. Tacito.

In relazione al romanzo di Marguerite Yourcenar non è vero che: si cala nei panni di uno storico del tempo. consulta fonti greche. inventa i dati sulla vita del princeps. elimina le fonti fantasiose.

Componendo il romanzo, Marguerite Yourcenar non prende in considerazione: la corrispondenza amministrativa di Adriano. il romanzo storico composto da Adriano. il discorso di Lambesa di Adriano. le poesie di Adriano citate da autori del tempo.

Adriano, scrivendo a Marco Aurelio, afferma di essere affetto da: lebbra. malattia respiratoria. febbre quartana. idropsia del cuore.

Il medico Ermogene consiglia all'imperatore l'uso di: amuleti. piante con virtù prodigiose. formule magiche. salasso.

Nell'epistola di Adriano è realizzata una descrizione delle attività: del vir Romanus. del sovrano ellenistico. del dictator crudele. dell'uomo colto, ma non impegnato dal punto di vista militare.

Adriano confessa di aver attirato le rampogne di Traiano per: il suo otium. le sue mire espansionistiche. la sua cultura filo-ellenistica. la sua caccia al cinghiale.

Tra le attività menzionate da Adriano, stando ai passi del romanzo citati, non c'è: la corsa. il nuoto. l'equitazione. la lotta.

Adriano denuncia 'un vizio romano', vale a dire: l'ozio. il mangiar troppo. l'arroganza. il bere troppo.

Non è vero che: i testi da tradurre riflettono una società in cui la distinzione tra liberi e schiavi è fondamentale. è necessario che il traduttore abbia una profonda conoscenza in materia di civiltà. il traduttore non subisce una serie di estraniamenti in rapporto al testo da capire e da tradurre. il traduttore deve conoscere le istituzione della società romana.

È vero che: non è importante prendere in considerazione gli aspetti retorici. il dominio della retorica si estende anche sull''ordo verborum'. il dominio della retorica non si estende sull''ordo verboum'. le figure retoriche non orientavano la comprensione del messaggio.

Il corretto paradigma di 'legere' è: lĕgo, lēgis, legi, lectum, lĕgĕre. lēgo, lēgis, legi, lectum, lēgēre. lēgo, lēgis, legi, lectum, lĕgĕre. lĕgo, lĕgis, legi, lectum, lĕgĕre.

L'opera di Varrone si colloca nel: I sec. a.C. I sec. d.C. II sec. a.C. II sec. d.C.

Per Varrone, non deriva dal verbo 'legere': 'ligna'. 'legatus'. 'legumen'. 'licentia'.

Nella voce del "Dictionnaire etimologique de la langue latine" di Ernout e Meillet è chiarito che: 'lego' (leggere) è diventato un verbo dipendente da 'lego' (scegliere). 'lego' (leggere) è diventato un verbo indipendente da 'lego' (scegliere). nelle lingue romanze è persistito il significato di "scegliere". 'relego' significa "leggere fino alla fine".

Macrobio fu attivo: tra II e III sec. tra III e IV sec. tra IV e V sec. tra V e VI sec.

È falso che Macrobio: riflette sulla tecnica compositiva di Virgilio. dimostra che Didone è già nella produzione ellenistica. dimostra l'enorme ascendente che Virgilio ha avuto nella storia della cultura e dell'arte. rappresenta ai lettori le possibili letture che hanno spinto Virgilio a fingere il personaggio di Didone.

Il vocabolo tecnico che designa l'operazione compiuta da Virgilio, che attinge al repertorio ellenistico per la 'fabula' di Didone, è: 'formare'. 'transferre'. 'celebrare'. 'uti'.

Il commento di Servio ad Verg. Aen. 6,34 conferma che: 'perlegerent' equivale a 'perspectarent'. 'perlegere' è usato solo per indicare l'atto di 'leggere' un testo. 'perlegere' è usato solo per indicare l'atto di 'leggere' un'opera d'arte. 'perlegere' è usato con il significato di "raccogliere" un'opera d'arte.

Per gli Stoici, l'etimologia: è il significato stabilito dai filosofi. non è il significato 'vero' di una parola. è l'espressione naturale del pensiero. non coincide con la perfetta corrispondenza fra significante e significato.

Fra questi, appartiene alla scuola grammaticale di Pergamo: Cratete di Mallo. Zenodoto. Lucilio. Aristarco.

A Roma, tra i poeti che si occuparono di questioni grammaticali, c'è: Plauto. Pacuvio. Accio. Aristofane di Bisanzio.

Varrone fece ricorso all'autorità di Elio Stilone per: approfondire l'anomalia. conoscere la differenza tra anomalia e analogia. per conoscere la dottrina epicura in materia di etimologia. la delucidazione di antichi carmi latini.

Secondo Varrone, è vero che: la ricerca condotta sui testi antichi è più fruttuosa dal punto di vista pratico. la ricerca condotta sul linguaggio corrente consente di conoscere l'origine prima delle parole. non è possibile dare l'etimologia di tutte le parole. analizzando i testi antichi, è possibile dare l'etimologia di tutte le parole.

Elio Stilone fu maestro di Varrone e di: Cicerone. Cratete di Mallo. Aristarco. Lucilio.

È vero che: il fine che Varrone prefigge alla propria indagine etimologica è uguale a quello stoico. per Varrone, il recupero dell'origine di una parola ha solo un valore euristico. Varrone è interessato esclusivamente all'indagine semantica. Varrone mira ad acquisire consapevolezza del retto valore di un termine, non solo dal punto di vista sincronico.

In Varrone, 'de lingua Latina' 6,86 ('nunc primum ponam de censoriis tabulis'), 'ponam' è: congiuntivo presente attivo I persona singolare. indicativo futuro attivo I persona singolare. accusativo di un sostantivo della prima declinazione. indicativo piuccheperfetto attivo I persona singolare.

L''anquisitio' è: il procedimento successivo alla 'quaestio'. il procedimento che precede la 'quaestio'. il procedimento che precede la 'provocatio'. un sinonimo di 'quaestio'.

In questo testo di Varrone, 'de lingua Latina' 6,89 ('Quare hi[n]c accenso, illic praeconi dicit, haec est causa: in aliquot rebus item ut praeco accensus acci[pi]ebat, a quo accensus quoque dictus. accensum solitum ciere Boeotia ostendit, quam comoediam Aquilii esse dicunt, hoc versu'), 'acciebat' equivale all'italiano: chiamare. provocare. acciuffare. comandare.

La concezione dell'origine del linguaggio espressa da Varrone rispecchia le dottrine: epicuree. pitagoriche. stoiche. platoniche.

Il lessicografo Paolo Festo mette in correlazione il termine mundus con: il verbo 'movere'. l'aggettivo 'mundus'. il sostantivo 'munditia'. con l'avverbio 'modo'.

A detta di Macrobio, 'Saturnalia' 1,13,3 , il mattino è chiamato 'mane': perché coincide con il momento in cui le belve immani si svegliano. perché l'inizio della luce emerge dai Mani. perché ha la sua radice nel sostantivo 'manus'. perché i Mani sono malvagi.

Varrone, nel 'de lingua Latina' 6,5 afferma che 'crepusculum' significa: 'dubbio'. 'giorno'. 'metà del giorno'. 'certo'.

Secondo Varrone, 'de lingua Latina' 6,6, 'nox' deriva da: 'nosco'. 'noceo'. 'notus'. 'nascor'.

In Varrone, 'de lingua Latina' 6,7, è citato un verso di Plauto, che definisce il periodo più buio della notte, ossia il tempo del silenzio: 'iubar'. 'vesperugo'. 'concubium'. 'conticinium'.

L'attributo 'intempesta', in relazione a 'nox', significa: 'ventosa'. 'fonda'. 'silenziosa'. 'paurosa'.

La 'bruma' è: il solstizio d'estate. l'equinozio di primavera. l'equinozio d'autunno. il solstizio d'inverno.

Secondo Mauro Servio Onorato ad Verg. Aen. 1,269, 'annus' è imparentato con: 'anulus'. 'anus' (femminile). 'ambire'. 'circumire'.

Ateio Capitone, che, stando a Varrone, 'de lingua Latina' 1,14,5, ritiene che il nome 'anno' derivi dal giro del tempo, è: commediografo. giurista. 'grammaticus'. filosofo stoico.

Secondo Varrone, 'de lingua Latina' 6,9, il sostantivo 'hiems' potrebbe derivare da: 'hibernacula'. 'hibernum'. 'hiatus'. 'hibernalis'.

Nel brano di Varrone, 'de lingua Latina' 6,10 ('quartum autumnus, ab augendis hominum opibus dictus frugibusque coactis, quasi auctumnus'), 'augendis' è: gerundio di 'augeo'. gerundivo di 'ago'. gerundivo di 'augeo'. gerundio di 'ago'.

Il 'lustrum', per Varrone, 'de lingua Latina' 6,11, è chiamato così dal: verbo 'luere'. verbo 'salvare'. sostantivo 'lux'. verbo 'lustrare'.

Stando a Varrone, 'de lingua Latina' 6,10 ('Ab sole, sic mensis a lunae motu dictus, dum ab sole profecta rursus redit ad eum') è vero che: il mese è così chiamato dal movimento del sole. l'anno è così chiamato dal movimento della luna. il mese è così chiamato dal movimento della luna. il mese è il periodo in cui il sole, partito dalla luna, ritorna a essa.

Secondo Varrone, 'de lingua Latina' 6,2, i 'dies Agonales' sono così chiamati per il fatto che il celebrante domanda 'agone?', che significa: 'devo gareggiare?'. 'devo essere io il capo?'. 'è opportuno che egli faccia un sacrificio?'. 'debbo io procedere al sacrificio?'.

Varrone, 'de lingua Latina' 6,12-13, racconta che 'februatus', giorno dei Lupercali, è legato a 'februs', che, usato dagli antichi, indica: la pelle del lupo. la pelle del capro. l'abito indossato dai Luperci. il sacrificio del lupo.

Stando a Varrone, 'de lingua Latina' 6,13 ('Feralia ab inferis et ferendo, quod ferunt tum epulas ad sepulcrum quibus ius [s]ibi parentare'), 'parentare' equivale a: creare rapporti di parentela. offrire sacrifici funebri. offrire offerte ai parenti in vita. offrire sacrifici agli altri membri della curia.

Varrone, nel 'de lingua Latina' 6,13, sostiene che i 'Feralia' sono così chiamati: solo da 'ferre'. solo da 'inferi'. da 'inferi' e da 'ferre'. da 'ferox'.

In questo brano di Varrone, 'de lingua Latina' 6,14 ('Liberalia dicta, quod per totum oppidum eo die sedent sacerdotes Liberi anus hedera coronatae cum libis et foculo pro emptore sacrificantes'), 'anus' è: un nominativo singolare. un vocativo plurale. un accusativo plurale. un nominativo plurale.

I 'Fordicidia', per Varrone, 'de lingua Latina' 6,15, derivano da: 'fordae' e 'caedere'. 'fordae cadere'. 'fordae casus'. 'ferre' e 'caedere'.

Secondo la testimonianza di Macrobio, "Saturnalia" 3,2,3-4 ("nam ex disciplina haruspicum et ex praecepto pontificum verbum hoc sollemne sacrificantibus est… Porricere ergo, non proicere proprium sacrificii verbum est"), il verbo da utilizzare per i sacrifici è: 'porricere'. 'proicere'. 'sacrificare'. 'praecipere'.

In Varrone, "de lingua Latina 6,16" ("Robigalia dicta ab Robigo; secundum segetes huic deo sacrificatur, ne robigo occupet segetes"), 'occupet' è: indicativo presente attivo. congiuntivo presente attivo. congiuntivo imperfetto attivo. indicativo futuro attivo.

'Condere' significa: tenere all'oscuro. spiare. condire. consumare.

I 'Consualia' sono così chiamati: dal 'consul'. dal dio Conso. dal magistrato Conso. dal dio protettore delle porte.

Il segno diacritico † sta ad indicare che il passo: è stato pubblicato postumo. è una citazione indiretta. è una citazione diretta. non è integro.

Non è vero, secondo Varro, "de lingua Latina 6,18 ss., che: le None Caprotine sono sono così chiamate perché le donne sacrificano in quel giorno a Giunone Caprotina. pare che i 'Poplifugia' abbiano tratto il loro nome dal fatto che in questo giorno il popolo d'improvviso fuggì tumultuosamente. i 'Vinalia' rustici sono dedicati a Marte. i 'Portunalia' erano dedicati al dio Portuno.

Stando a Varrone, "de lingua Latina" 6,20-21 ("Octobri mense Meditrinalia dies dictus a medendo, quod Flaccus flamen Martialis dicebat"), 'mederi' equivale all'italiano: medicare. mendicare. meditare. mentire.

Questo carmen, citato da Paolo Festo 123 Morel, "Vetus novum vinum bibo veteri novo morbo medeor", ha un andamento ritmico che coincide con quello: dell'esametro. del pentametro. del saturnio. del trimetro giambico.

In Varro, "de lingua Latina" 6,22-23 ("sed quod de his prius, id ab ludendo aut lustro, id est quod circumibant ludentes ancilibus armati"), il verbo 'ludere' equivale in italiano a: giocare. rappresentare. ridicolizzare. purificare.

Secondo quanto afferma Macrobio, il nome del dio Saturno deriva da 'satus', che significa: sufficienza. sazietà. opera. semina.

In Varro, "de lingua Latina" 6,27-28 ("de his diebus nunc iam, qui hominum causa constituti, videamus. primi dies mensium nominati kalendae, quod his diebus calantur eius mensis nonae a pontificibus", 'calantur' equivale all'italiano: 'sono pronunciate'. 'sono sospese'. 'sono viste'. 'sono fissate'.

In Varro, "de lingua Latina" 6,27-28 ("de his diebus nunc iam, qui hominum causa constituti, videamus. primi dies mensium nominati kalendae, quod his diebus calantur eius mensis nonae a pontificibus, quintanae an septimanae sint futurae, in Capitolio in curia Calabra sic dicto quinquies 'kalo Iuno Covella', septies dicto 'kalo Iuno Covella'", 'Iuno Covella' è: un nominativo. un ablativo. un vocativo. un accusativo.

'Fari', attestato in Varro, "de lingua Latina" 6,29("dies postridie kalendas, nonas, idus appellati atri, quod per eos dies nihil novi inciperent. dies fasti, per quos praetoribus omnia verba sine piaculo licet fari"), è: il genitivo singolare di un sostantivo della II declinazione. il dativo singolare della III declinazione. l'infinito presente di un verbo deponente. un infinito perfetto.

Secondo Varro, "de lingua Latina" 5,155 ("comitium ab eo quod coibant"), 'comitiales' è fatto derivare indirettamente dal verbo 'coire', che significa: pregare il dio insieme. festeggiare insieme. parlare insieme. andare tutti insieme.

Quintus Mucius, citato da Varro, "de lingua Latina" 6,30 ("si prudens dixit, Quintus Mucius non ambigebat eum expiari ut impium non posse"), fu: il primo pontefice massimo. il primo giurista romano a comporre un'opera complessiva di diritto romano. autore di un'opera sulla lingua latina. console nell'85 a.C.

Il 'dies Alliensis' ricorda la battaglia avvenuta presso il fiume Allia il 18 luglio 390 a.C. tra Romani e: Etruschi. Greci. Galli Senoni. Cartaginesi.

Il "de verborum significatu" è opera di: Varrone. Festo. Paolo Diacono. Macrobio.

Marco Fulvio Nobiliore, vincitore della battaglia di Ambracia, ispirò un tragedia che fu composta da un suo amico, vale a dire: Nevio. Varrone. Catone. Ennio.

'Dies februatus', secondo Varro,"de lingua Latina" 6,34 ("ego magis arbitror Februarium a die februato, quod tum februatur populus, id est lupercis nudis lustratur antiquum oppidum Palatinum gregibus humanis cinctum"), indica il: "giorno della purificazione". "giorno della punizione". "giorno della processione per gli dèi inferi". "giorno delle febbri".

Censorino fu: console. un 'grammaticus', autore del 'de die natali'. un 'grammaticus', autore del 'de verborum significatu'. avversario di Catone.

La versione italiana del "Vocabulaire Essentiel de Latin" (C. Cauquil - J.Y. Guillallmin) curata da F. Piazzi ("Lessico essenziale di latino") non contiene: la strutturazione dei vocaboli per famiglia. l'indice di frequenza. la propagazione nell'odierno vocabolario italiano e francese. la propagazione dei vocaboli nell'odierno vocabolario italiano.

In Varro, "de lingua latina 6,36" ("quartum quod neutrum habet, ut ab lego lecte ac lectissime"), 'lecte' significa: in forma scelta. in forma sceltissima. letto. legato.

In Varro, "de lingua latina" 6,35 ("Quod ad temporum vocabula Latina attinet, hactenus sit satis dictum; nunc quod ad eas res attinet quae in tempore aliquo fieri animadvertuntur, dicam, ut haec sunt: legisti, cursurus, ludens"), 'cursurus' è: nominativo singolare di un sostantivo. participio futuro del verbo 'curso'. participio futuro del verbo 'curro'. nominativo plurale di un sostantivo.

In Varro, "de lingua Latina" 6,37 ("Primigenia dicuntur verba ut lego, scribo, sto, sedeo et cetera, quae non sunt ab aliquo verbo, sed suas habent radices. Contra verba declinata sunt quae ab aliquo oriuntur, ut ab lego legis, legit, legam et sic indidem hinc permulta"), per 'verba primigenia' si intendono: le prime parole imparate dal bambino. le parole che non derivano da nessun'altra parola. le parole che derivano da una sola parola. le parole da insegnare prima di tutte le altre.

Secondo Varro, "de lingua Latina 7,4", 'equites' deriva da: 'equitatus'. 'equus'. 'eques'. 'equinus'.

Nel "de lingua Latina", Varrone dedica alla 'delinatio' i libri. I-III. II-VII. VIII-XIII. XIV-XIX.

Secondo Varrone, "de lingua Latina" 8,5, le parole nascono per: 'impositio' e 'declinatio'. 'inventio' e 'dispositio'. solo per 'inventio'. solo per 'impositio'.

A partire da Varro, "de lingua Latina" 6,38("ut enim processit et recessit, sic accessit et abscessit; item incessit et excessit, sic successit et decessit, discessit et concessit"), 'abscessit' significa: si ritirò. si allontanò. subentrò. decedette.

Secondo Varro, "de lingua Latina" 5,3 ["Quae (scil. verba) ideo sunt obscuriora, quod neque omnis impositio verborum extat, quod vetustas quasdam delevit, nec quae extat sine mendo omnis imposita, nec quae recte est imposita, cuncta manet (multa enim verba litteris commutatis sunt interpolata), neque omnis origo est nostrae linguae e vernaculis verbis, et multa verba aliud nunc ostendunt, aliud ante significabant, ut hostis: nam tum eo verbo dicebant peregrinum qui suis legibus uteretur, nunc dicunt eum quem tum dicebant perduellem"], non è vero che: 'hostis' non indicava originariamente solo lo straniero, ma anche il nemico di guerra. alcune parole le ha fatte scomparire il tempo. molto parole hanno subìto delle modificazione nell'ordine delle lettere. quelle (parole) che rimangono in vita non sono state tutte create in maniera irreprensibile.

In Varro, "de lingua Latina" 6,39 ("et reliqua ostendat, quod non postulat, tamen immanem verborum expediat numerum", 'expediat' è: indicativo presente attivo. congiuntivo presente attivo. imperativo presente attivo. indicativo futuro attivo.

Il verbo 'consulo' con dativo ha il significato di: guardarsi da…. provvedere a…. essere libero da…. trattenersi.

Stando a Varro, 'de lingua Latina' 6,42 ['Cogitare a cogendo dictum: mens plura in unum cogit, unde eligere possit. (sic e lacte coacto caseus nominatus, sic ex hominibus contio dicta, sic coemptio, sic compitum nominatum)'], la 'coemptio' è: l'assemblea. il formaggio. il crocevia. il matrimonio per compra-vendita.

'Cogito' è un verbo: frequentativo di 'cogo'. incoativo. frequentativo di 'ago'. causativo.

'Contio', 'coemptio', 'compitum' e 'concilium' hanno in comune con 'cogo' e 'cogito': solo la radice. solo il prefisso. la radice e il prefisso. il significato.

Stando a Varro, 'de lingua Latina' 6,44 ('Sic reminisci, cum ea quae tenuit mens ac memoria, cogitando repetuntur. hinc etiam comminisci dictum, a con et mente, cum finguntur in mente quae non sunt') è vero che 'reminisci' è: un infinito ed equivale all'italiano 'ricordarsi'. un nominativo plurale ed equivale all'italiano 'ricordi'. un infinito ed equivale all'italiano 'fantasticare'. un nominativo plurale ed equivale all'italiano 'fantasie'.

Il senso originario del verbo 'horreo' è, come riporta Varrone: 'inorridire'. 'rizzarsi'. 'odiare'. 'incutere paura'.

Secondo Varro, 'de lingua Latina' 6,47 ('Lubere ab labendo dictum, quod lubrica mens ac prolabitur, ut dicebant olim. ab lubendo libido, libidinosus ac Venus Libentina et Libitina, sic alia'), da 'lubere' non si ha: 'libidinosus'. 'labi'. 'Libitina'. 'libido'.

Stando a Varro, 'de lingua Latina' 6,49 ('Meminisse a memoria, cum id quod remansit in mente †in id quod rursus movetur; quae a manendo ut manimoria potest esse dicta') è vero che: 'memoria' viene da 'meminisse'. 'memoria' non può venire dal verbo 'manere'. 'memoria' può venire dal verbo 'manere'. i 'manimoria' sono sinonimi di 'dicta'.

'Maerere', attestato in Varro, 'de lingua Latina' ('Maerere a marcere, quod †etiam corpus marcescere'), equivale all'italiano: avvizzire. rallegrarsi. ricordare. affliggersi.

Giovenzio, citato da Varrone ('de lingua Latina' 6,50), fu: lessicografo. poeta tragico. poeta comico. 'grammaticus'.

L'attributo 'vetus' è adatto per: le persone. gli animali. le cose. le piante.

Stando a Varro, "de lingua Latina" 6,51 ("Narro, cum alterum facio narum, a quo narratio, per quam cognoscimus rem gestam"), 'narum' significa: consapevole. narratore. inesperto. osservatore.

In Varro, "de lingua latina" 6,53 ("hinc effari templa dicuntur: ab auguribus effantur qui in his fines sunt. hinc fana nominata, quod pontifices in sacrando fati sint finem"), la "iunctura' 'effari templa" equivale all'italiano: fissare i confini di una regione. pronunciare formule religiose. stabilire i giorni fasti. determinare le aree di osservazione dei segni celesti.

Stando a Varro, "de lingua Latina" 6,55 ("Ab eodem verbo fari fabulae, ut tragoediae et comoediae, dictae. hinc fassi ac confessi, qui fati id quod ab is quaesitum"), i 'fassi' sono: coloro che hanno vaticinato. coloro che hanno ammesso. coloro che hanno confessato. coloro che sono ingannati.

Tra i seguenti verbi può avere l'accezione di 'consolare': 'eloqui'. 'concinne loqui'. 'loqui'. 'adloqui'.

Il "de compendiosa doctrina" è opera di: Paolo Diacono. Festo. Varrone. Nonio Marcello.

Con 'reloquus' si intende: colui che risponde alle offese. colui che dà un responso. colui che parla troppo. colui che respinge le accuse.

In Varro, "de lingua Latina" 6,61 ("Hinc, ab dicando, indicium; hinc illa indicit illum, indixit funus, prodixit diem, addixit iudicium; hinc appellatum dictum in mimo ac dictiosus; hinc in manipulis castrensibus dicata a ducibus; hinc dictata in ludo; hinc dictator magister populi, quod is a consule debet dici; hinc antiqua illa addici numo et dicis causa et addictus"), la 'iunctura' "indixit funus" significa: ha differito il giorno. ha invitato al funerale. invita al funerale. ha assegnato il processo.

Il verbo 'addicere' è proprio del linguaggio: religioso. agricolo. giuridico. medico.

'Docere' è causativo del verbo: 'discere'. 'discernere'. 'ducere'. 'dicere'.

In latino, non ha il significato di 'uccidere' il verbo: necare. deligere. obtruncare. interficere.

Varrone ('de lingua Latina 6,67) accosta i verbi 'fremere', 'gemere', 'clamare', 'crepare' in quanto essi: sono sinonimi. hanno la stessa etimologia. sono verbi onomatopeici. sono verbi con omoteleuto.

Stando a Varro, 'de lingua Latina' 6,68 ('Vicina horum quiritare, iubilare'), 'quiritare' significa: gridare di gioia. lamentarsi. strillare. crepitare.

Non ha la stessa radice degli altri verbi indicati: 'capio'. 'concipio'. 'recupero'. 'recapito'.

Stando a Varro, 'de lingua Latina' 6,69 ('Spondere est dicere spondeo, a sponte: nam id valet et a voluntate. [...] ab eadem sponte, a qua dictum spondere, declinatum spondit et respondet et desponsor et sponsa, item sic alia. spondet enim qui dicit a sua sponte spondeo;', è vero che: 'sponte' deriva da 'spondeo'. 'despondeo' è l'opposto di 'respondeo'. colui che ha promesso è il garante. 'sponte' non ha lo stesso valore di 'a voluntate'.

In Varro, 'de lingua Latina 6,71' ('Qui spoponderat filiam, despondisse dicebant, quod de sponte eius, id est de voluntate, exierat'), 'despondisse': è un infinito prefetto e significa 'che l'aveva abbattuta'. è un infinito prefetto e significa 'che l'aveva promessa allontanandola da sé'. è un congiuntivo piuccheperfetto sincopato e significa 'che l'aveva data in sposa'. è un congiuntivo piuccheperfetto e significa 'allontanare dalla casa del marito'.

Con 'sponsio' si indica: lo sposo. il giorno delle nozze. il contratto matrimoniale. il deposito a garanzia.

Il verbo 'video' deriva da: 'vis'. 'invideo'. 'vigilo'. un'antica radice indoeuropea.

In relazione a Varro, 'de lingua Latina' 6,81 ('Cerno idem valet: itaque pro video ait Ennius: 'lumen iubarne in caelo cerno?' Canius: 'sensumque inesse et motum in membris cerno.' dictum cerno a cereo, id est a creando; dictum ab eo quod cum quid creatum est, tunc denique videtur'), non è vero che: 'cerne' viene da 'cereo'. 'creo' viene da 'cerno'. quando qualche cosa è creata allora infine si vede. Ennio lo usa ('cerno') al posto di 'video'.

'Despicio' significa: guardo dall'alto in basso. guardo indietro. mi guardo le spalle. guardo con sospetto.

Il 'grammaticus' Servio fu attivo nel: I sec. a.C. III sec. d.C. IV sec. d.C. VI sec. d.C.

Stando a ciò che afferma Servius, ad Vergilii Aeneidem 1,1-7('sciendum praeterea est quod, sicut nunc dicturi thema proponimus, ita veteres incipiebant carmen a titulo carminis sui, ut puta Arma virumque cano, Lucanus bella per Emathios, Statius Fraternas acies alternaque regna profanis') non è vero che: sul punto di incominciare a parlare noi esponiamo in anticipo l'argomento. gli antichi incominciavano il loro poema dal titolo. le opere antiche non avevano un titolo. l'incipit dell'opera di Lucano è 'bella per Emathios'.

In Servius, ad Vergilii Aeneidem 1,1 ('ARMA [...]omnes tamen inania sentire manifestum est, cum eum constet aliunde sumpsisse principium sicut in praemissa narratione monstratum est'), 'constet' è: congiuntivo presente attivo. indicativo presente attivo. indicativo futuro attivo. perfetto indicativo attivo.

In Servius, ad Vergilii Aeneidem 1,1 ('ARMA [...]omnes tamen inania sentire manifestum est, cum eum constet aliunde sumpsisse principium sicut in praemissa narratione monstratum est'), 'sumpsisse' è: congiuntivo piuccheperfetto attivo. avverbio. infinito perfetto. superlativo di un avverbio.

Stando a Servius ad Vergilii Aen. 1,1 ('Et est tropus metonymia. nam arma quibus in bello utimur pro 'bello' posuit, sicut toga qua in pace utimur pro 'pace' ponitur, ut Cicero 'cedant arma togae', id est 'bellum paci''), il verbo 'utor' si costruisce con: dativo. accusativo. pro + ablativo. ablativo.

Laddove Virgilio ricorre ad 'arma' in luogo di 'bellum', il poeta ricorre alla figura retorica: della sineddoche. della metonimia. della similitudine. della prosopopea.

In Servius ad Vergilii, Aen. 1,1 ('Arma virvmqve figura usitata est ut non eo ordine respondeamus quo proposuimus; nam prius de erroribus Aeneae dicit, post de bello. hac autem figura etiam in prosa utimur. sic Cicero in Verrinis 'nam sine ullo sumptu nostro coriis, tunicis frumentoque suppeditato maximos exercitus nostros vestivit, aluit, armavit'', è vero che: 'arma virumque' è una figura retorica, consistente nel fatto che trattiamo gli argomenti nello stesso ordine col quale li abbiamo proposti. Virgilio parla prima della guerra poi delle traversie di Enea. la figura retorica usata da Virgilio nel v. 1 dell''Eneide' è attestata anche in prosa. la figura retorica usata da Virgilio nel v. 1 dell''Eneide' è opposta a quella a cui ricorre Cicerone, 'In Verrem'.

Per Serv. ad Vergilii, Aen. 1,1 ('Et est poeticum principium professivum 'arma virumque cano', invocativum 'Musa mihi causas memora', narrativum 'urbs antiqua fuit'. et professivum quattuor modis sumpsit: a duce 'arma virumque cano', ab itinere 'Troiae qui primus ab oris', a bello 'multa quoque et bello passus', a generis successu 'genus unde Latinum''), è vero che: esiste solo un tipo di proemio. l'enunciato virgiliano ha preso le mosse dalla nascita del genero. il proemio non può mai enunciare subito il contenuto. c'è un proemio che può contenere l'invocazione.

Secondo Servio, il verbo 'cano', utilizzato nell''incipit' ha il valore di: elogio. recito ritmicamente. profetizzo. ricostruisco.

In relazione alla permutazione (siamo in Aen. 1,1) è vero che essa: consiste nel modificare il valore di un sostantivo per adattarlo al contesto. consiste nel modificare l'ordine dei sintagmi nella frase e quello dei morfemi nel sintagma. non è in grado di realizzare un valore iconico. non ha a che fare con l'ambito della retorica.

Non è sinonimo degli altri sostantivi: 'metus'. 'formido'. 'pavor'. 'scelus'.

Secondo le 'Differentiae verborum' (e codice Vindobonensi 16, f. 68 v), 'discumbere' è proprio: degli dèi. degli uomini. delle fiere. delle piante.

A partire da 'Differentiae verborum (e codice Vindobonensi 16, f. 68 v)', 'commoneo' si usa in relazione: ai fatti che accadono davanti a noi (con il significato di 'richiamo l'attezione'). ai fatti che sarebbe meglio evitare ('con il significato di 'metto in guardia'. ai fatti che potranno accadere (con il significato di 'chiedo di fare attenzione'). ai fatti che sono accaduti (con il significato di 'riporto la memoria').

I verbi 'moneo', 'surgo', 'precor', 'duco' sono: 'verba primigenia'. verbi derivati. sinonimi. verbi apofonici.

Stando alle 'Differentiae verborum' (e codice Vindobonensi 16, f. 68 v), 'laetum' è: l'accusativo di un sostantivo che significa 'morte'. l'accusativo di un aggettivo che significa 'felice'. il nominativo di un sostantivo che significa 'morte'. l'accusativo di un aggettivo che significa 'mortale'.

Tra queste, è vera l'affermazione secondo cui: 'exanimatum' si dice di uno che è morto. 'contingunt' si dice quando capitano eventi sfortunati. 'inanis' di dice di un uomo che è privo di tutto. 'ebrium' si dice di uno che sempre si fa lungue bevute.

Se 'malum' ha la sillaba 'ma' breve indica: il male. solo il malanno voluto dagli dèi. la vela della nave. l'albero.

Se 'oblìtum' viene pronunciato, tenendo conto che la sillaba 'li' è lunga, esso è: participio del verbo 'oblino' e significa 'spalmare'. participio del verbo 'obliviscor' e significa 'spalmare'. participio del verbo 'obliviscor' e significa 'dimenticare'. participio del verbo 'oblino' e significa 'dimenticare'.

'Concĭdit' è composto di: cum+caedo. cum+cedo. cum+cado. cum+cido.

'Occīdit' è composto di: ob+caedo. ob+cedo. ob+cado. ob+cido.

Il perfetto indicativo attivo I persona singolare del verbo 'exurere', attestato in Verg. Aen. 1,34-41 ('Quippe vetor fatis. Pallasne exurere classem / Argivom atque ipsos potuit submergere ponto / unius ob noxam et furias Aiacis Oili?'), è: exurui. exuri. exussi. excusui.

Stando a Serv. ad Verg. Aen. 1,41, 'noxia' indica: il castigo. la tortura. la vendetta. la colpa.

Tenendo conto delle 'differentiae verborum' di Flavius Sosipater Charisius è vero che: il 'donum' è quello che si dà agli amici. 'silet' colui che non ha neppure cominciato a parlare. 'tacet' colui che non ha neppure cominciato a parlare. può essere definito 'munus' la corona vallare.

È vero che: 'istum' si usa per indicare qualcosa che è lontano. 'eum' si riferisce a qualcosa che non sta con noi, ma è assente. 'illum' serve a indicare qualcosa che non è davanti ai nostri occhi. 'hunc' serve a indicare qualcosa che sta molto lontano.

In Verg. Aen. 1,224-234, 'quid Troes potuere, quibus tot funera passiscunctus ob Italiam terrarum clauditur orbis?', 'posuere' è: perfetto indicativo attivo. infinito presente. infinito perfetto. imeprativo attivo II persona singolare.

Stando a Serv. ad Verg. 1,224-234 ('despiciens deorsum aspiciens, sicut 'suspiciens' sursum aspiciens. notandum sane, quia si dispiciens dixerimus, diligenter inquirens significamus', 'despicio'', 'suspicio' significa che: vedo dall'alto verso il basso. guardo verso l'alto. guardo di qua e di là. guardo attentamente.

Tra i seguenti verbi significa 'parlo con naturalezza': narro. sermocinor. loquor. for.

Stando alle 'Differentiae Ciceronis', 'sumimus' significa che: sommiamo le cose che prendiamo. teniamo cose che sono in nostro possesso. accettiamo cose che ci vengono date. prendiamo cose che sono poggiate.

Si usa 'ituemur' quando: guardiamo volontariamente. guardiamo per un preciso motivo. guardiamo internamente. guardiamo vicino.

Stando alle 'Differentiae Ciceronis' proposte, è vero che: 'facinus' lo si dice anche per elogiare una buona azione. 'scelus' non è il reato. 'furor' è difetto che uno si porta per sempre. 'insania' è un difetto a tempo.

In Verg. Aen. 5,71, 'Ore favete omnes et cingite tempora ramis', la formula 'favete ore' è: un invito a fare silenzio. un invito a mantenere il ritmo del carmen. un invito a favorire il racconto. un invito a intonare il canto.

Come precisa Serv. Ad Verg. Aen. 5,69, 'caestus' è: un sostantivo della II declinazione e indica 'la cintua di Venere'. un sostantivo della II declinazione che ha solo il singolare e indica 'il cesto'. un sostantivo della 4 declinazione che ha solo il singolare e che indica gli strumenti d'offesa del pugile. un sostantivo della 4 declinazione che ha anche il plurale e che indica gli strumenti d'offesa del pugile.

Mario Plozio Sacerdote fu attivo: tra I e II sec. tra II e III sec. tra III e IV sec. tra IV e V sec.

In relazione alla 'differentia' tra 'fragrare' e 'flagare' è vero che: 'flagare' non è opportuno quando si parla di incendi. 'flagare' deriva da 'flatus'. 'flagare' solo eccezionalmente si può utilizzare per gli odori. 'fragare' è opposto al verbo 'frangere'.

Non è vero che: 'tum' è un avverbio. 'dolus' indica il raggiro. con 'theatrum' si indicano gli spettacoli. 'augurium' indica il canto degli uccelli.

Con 'probrum' si indica: una persona giusta. una cosa proibita. una persona negativa. una cosa scandalosa.

Il sostantivo 'auspicium' è un composto di: aus+picio. aves+specio. aves+spicio. augurium+specio.

In relazione a Verg. Aen. 1,418 ('Corripuere viam interea, qua semita monstrat') è vero che 'corripuere' è: un infinito ed equivale all'italiano 'divorare'. un perfetto ed equivale all'italiano 'abbreviarono'. un perfetto ed equivale all'italiano 'divorarono'. un infinito ed equivale all'italiano 'percorrere'.

In Verg. Aen. 1,92-119('Extemplo Aeneae solvontur frigore membra'), 'extemplo' è: un ablativo singolare di un sostantivo. un avverbio e significa 'immediatamente'. un ablativo singolare di un aggettivo della prima classe. un avverbio e significa 'fuori dal tempio'.

Elio Donato ha commentato: le commedie di Plauto. le commedie di Plauto e di Terenzio. le commedie di Terenzio. le satire di Persio.

Stando a Serv ad Vergilii Aeneidem 1,177-178('FESSI RERVM hoc est penuria fatigati, id est esurientes, quod fere laborem fames subsequitur. et fessus generale est; dicimus enim fessus animo, id est incertus consilii, ut ter fessus valle resedit (Aen. 8,232), et fessus corpore, quod magis est proprium, et fessus rerum a fortuna venientium, ut hoc loco'), non è vero che 'fessus' indica: uno che è stanco fisicamente. uno che è stato psichicamente. uno che è stremato per le cose che capitano. uno che è assonnato.

Il sostantivo 'fatis' ha il significato di: fessura. stanchezza. destino. fame.

Non deriva dal sostantivo 'fatis': fatiscor. fessus. fatigo. fatidicus.

Le 'Origines' o 'Etymologiae' sono opera di: Mauro Servio Onorato. Isidoro di Siviglia. Festo. Paolo Diacono.

Stando a Serv. ad Vergilii Aeneidem 3,366 ('PRODIGIVM CANIT prodigium, portentum et monstrum modico fine discernuntur, sed confuse pro se plerumque ponuntur. Varro sane haec ita definit: 'ostentum, quod aliquid hominibus ostendit; portentum, quod aliquid futurum portendit; prodigium, quod porro dirigit; miraculum, quod mirum est; monstrum, quod monet''), è vero che: 'portentum' equivale a dire che [l'evento] mostra qualcosa agli uomini;. 'ostentum' equivale a dire a che [l'evento] mostra a indicare che nel tempo avverrà qualcosa. 'prodigium' equivale a dire che [l'evento] spinge a immaginare qualcosa che in seguito si verificherà. 'monstrum' equivale a dire che [l'evento] si rivelerà come capace di meravigliare.

La corretta scansione metrica di Verg. Aen. 3,356, 'Iamque dies alterque dies processit et aurae' è: Iāmquĕ diēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē. Iāmquē dĭēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē. Iāmquĕ dĭēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē. Iāmquē diēs, āltērquĕ dĭēs prōcēssĭt, ĕt aūraē.

Stando a Serv. ad Vergilii Aeneidem 2,681 ('MIRABILE MONSTRVM τῶν μέσων est: dictum a monstrando, id est monendo. et refertur ad praesens eius significatio. 'prodigium' autem est quod in longum tempus dirigit significationem'), non è vero che: 'monstrum' è una 'vox media'. 'monstrum' è una cosa il cui senso è proiettato verso una più lunga durata. 'monstrum' deriva da 'monstrare'. 'monstrum' si riferisce a una situazione del momento.

Secondo Flavio Sosipatro Carisio ('prodigium quod mores faciunt, per quod detrimentum exspectatur. itaque qui prodigia faciunt prodigi vocantur, in ostento raritas admirationem facit, in monstro rectus ordo naturae vincitur, in portento differtur eventus, in prodigio detrimenta significantur'), ad andare di pari passo con le abitudini è: il 'prodigium'. il 'monstrum'. il 'portentum'. l''ostentum'.

Tra i seguenti, non è un sinonimo degli altri tre: 'portentum'. 'monstrum'. 'prodigium'. 'deforme'.

Secondo Paolo Festo (PAUL. Fest., de verborum significatu, pag. 125 Morel'Monstrum dictum velut monestrum, quod moneat aliquid futurum; prodigium velut praedicium, quod praedicat; portentum quod portendat; ostentum quod ostendat'), sta a significare che nel tempo avverrà una cosa: il 'prodigium'. il 'portentum'. l''ostentum'. il 'praedicium'.

In Verg. Aen. 2,171, "nec dubiis ea signa dedit Tritonia monstris" si può tradurre: né con i dubbi Pallade diede segni mostruosi. e con manifesti prodigi ce ne avvertì Pallade. e con manifesti prodigi ci avverte Pallade. e con dubbi Pallade dà segni mostruosi.

In relazione al Thesaurus linguae Latinae, alla voce 'mostrum', non è vero che: 'monstrum' deriva da 'monere'. il sostantivo 'mostrum' non è attestato prima del I sec. d.C. ci sono loci tratti dal commento di Servio ad Verg. Aen. per Paolo Festo, 'mostrum' potrebbe derivare da 'moneo' o da 'monstro'.

Stando alla voce 'monstrum' nel "Dictionnaire étymologique de la langue Latine", è vero che: il 'mostrum' non è di carattere soprannaturale. a 'monstrum' si collega 'mostellaria'. 'monstrum' non è un termine del vocabolario religioso. 'monstrare' ha conservato il valore religioso.

Nel Thesaurus linguae Latinae si trovano tutte le occorrenze di un determinato termine: dal IV sec. a.C. al III ec. d.C. al III sec. a.C. al I sec. d.C. dal III sec. a.C. al III sec. d.C. dal III sec. a.C. al VI sec. d.C.

'Ostentum' non può avere il significato di: spettacolo. meraviglia. miracolo. prodigio.

'Ostentum' deriva dal verbo: ostento, is, …, ĕre. ostendo,is,…, ĕre. ostendo, as. ostendo, is, …, ēre.

Non è un derivato di 'ostentarius' significa: che rivela il miracolo. che mostra il dio. relativo ai presagi. che ostenta.

'Portentum' è legato al verbo: porto. portendo. portento. potio.

Appartiene alla stesa famiglia di 'portentum'. porticus. portentifericus. portificus. portentificus.

È vero che: 'portentum' ha conservato il suffisso del presente del verbo da cui deriva. il 'portentum' è rivelato da qualche fenomeno giustificabile sulla base delle leggi di natura. portentum' è un termine della lingua augurale. portentum' deriva da un verbo composto da portus+tendo.

A proposito dell'"Istitutio oratoria" di Quintiliano non è vero che: è volto a spiegare come deve essere allenato e preparato chi intende svolgere il ruolo di oratore. risale al I sec. d.C. non c'è spazio per la trattazione della sinonimia. insegna che le parole devono essere abbinate ad un registro.

In Quint. Inst. 10,1 ("instruamus qua in oratione quod didicerit facere quam optime quam facillime possit"), 'instruamus' è: congiuntivo presente attivo I persona plurale del verbo 'instruēre'. congiuntivo presente attivo I persona plurale del verbo 'instruĕre'. congiuntivo presente attivo I persona plurale del verbo 'instruire'. indicativo futuro attivo I persona plurale del verbo 'instruĕre'.

Stando a Quin. Institutio oratoria 10,1,7 "Et quae idem significarent scio solitos ediscere, quo facilius et occurreret unum ex pluribus, et, cum essent usi aliquo, si breue intra spatium rursus desideraretur, effugiendae repetitionis gratia sumerent aliud quo idem intellegi posset. Quod cum est puerile et cuiusdam infelicis operae, tum etiam utile parum: turbam enim tantum modo congregat, ex qua sine discrimine occupet proximum quodque", è inutile: ricorrere ai sinonimi. evitare le ripetizioni. leggere opere 'infelici'. imparare a memoria i sinonimi.

Le espressioni 'non ignoro', 'non me praeterit', 'quis nescit?', 'nemini dubium est' sono accomunate da: sinonimia. ipallage. omoteleuto. allitterazione.

Tra le seguenti opzioni, in cui è proposto il testo latino e la relativa traduzione non è corretta: "Non semper enim haec inter se idem faciunt", "Infatti non sempre essi producono il medesimo effetto". "Alia circumitu verborum plurium ostendimus, quale est 'et pressi copia lactis'. Plurima vero mutatione figurarum", "Altre cose esponiamo con perifrasi, come in et pressi copia lactis, e moltissime con l'ipallage". "Sed ut copia verborum sic paratur, ita non verborum tantum gratia legendum vel audiendum est", ""Ma, come in questo modo ci si procura abbondanza di termini, così la lettura e l'ascolto sono necessari non esclusivamente per amore delle parole". "Quorum nobis ubertatem ac divitias dabit lectio, ut non solum quo modo occurrent sed etiam quo modo oportet utamur", "Questi difetti lessicali emergeranno dalla lettura, col risultato che sapremo usare i termini non solo come ci si offriranno, ma anche come si conviene".

Non è un sinonimo degli altri sostantivi proposti: 'gladius'. 'ensis'. 'clipeus'. 'mucro'.

Tra le seguenti opzioni, in cui è proposto il testo latino e (tratto da Lucano, Bellum Civile") e la relativa traduzione non è corretta: "Iam pectora non tegit armis / ac veritus credi clipeo laevaque vacasse / aut culpa vixisse sua tot volnera belli / solus obit densamque ferens in pectore silvam / iam gradibus fessis, in quem cadat, eligit hostem", "Ormai non ripara più il petto con le armi e si vergogna di proteggersi con lo scudo e di non aver utilizzato la mano sinistra o di essere sopravvissuto per propria colpa". "«Parcite,» ait «cives, procul hinc avertite ferrum; / coniatura meae nil sunt iam volnera morti: / non eget ingestis, sed volsis pectore telis", "«Risparmiate i cittadini,» disse «girate il ferro; altre ferite concorreranno alla mia morte: non c'è più bisogno di scagliare dardi, ma anzi di toglierli dal mio petto. "Pompei vobis minor est causaeque senatusquam mihi mortis amor»", "L'amore che voi provate per Pompeo e per la causa del Senato è inferiore a quello che io provo per la morte»". "felix hoc nomine famae, /si tibi durus Hiber aut si tibi terga dedisset / Cantaber exiguis aut longis Teutonus armis", "il tuo nome sarebbe stato fortunato per la gloria conseguita, se avessi messo in fuga i crudeli Iberi o i Cantabri dalle corte lance o i Teutoni dalle lunghe aste".

Lucano racconta la guerra civile tra Cesare e Pompeo, già raccontata da: Catone l'Uticense. Cicerone. Cesare. Pompeo.

Relativamente a Lucano, "bellum civile" 7,558-561 ("inspicit et gladios, qui toti sanguine manent, / qui niteant primo tantum mucrone cruenti, / quae presso tremat ense manus, quis languida tela, / quis contenta ferat, quis praestet bella iubenti") è vero che: 'inspicit' è un presente indicativo attivo del verbo 'inspicēre'. 'niteat' è un congiuntivo presente attivo del verbo 'nitēre'. 'iubenti' è il genitivo singolare di un participio. 'tremat' è il presente indicativo attivo del verbo 'tremare'.

Stando alla voce del "Dictionnaire étymologique de la langue Latine", non è vero che: 'ensis' è proprio del linguaggio poetico. 'gladius' dovrebbe derivare dal greco. per Quintiliano, 'ensis' ha lo stesso significato di 'gladius'. 'ensis' non è passato nelle lingue romanze.

Denunciar Test